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copertinaConforme alla gloria | Demetrio Paolin
Voland Edizioni

Germania, metà degli anni Ottanta, muore un padre e a seguire l’eredità, gli incontri doverosi, il viaggio a sistemare le cose, il passato si insinua fastidiosamente. Un genitore che crea imbarazzo, un ex ss immune al pentimento morto in solitudine, e Rudolf Wollmer, con un lavoro e una famiglia, costretto a tornare a Ratisbona, nella sua casa paterna. Nel testamento c’è scritto che adesso quella casa è sua e Rudolf non vede l’ora di sbarazzarsene, di venderla al più presto anche rimettendoci dei soldi.

Inizia lo sgombero dei locali e l’uomo guarda con sollievo arredi e suppellettili ammassarsi nel furgone dei rigattieri. Un oggetto però attira la sua attenzione, un quadro intitolato La gloria che sembra un miscuglio onirico, un’euforia di forme con al centro un uomo e una donna fissati in un urlo straziante. La tela, eredità paterna, esplode come un ordigno dissepolto e scuote equilibri relazionali fino a quel momento conquistati e difesi. La fiducia nell’analisi, nel potere del tempo come antibiotico della storia si sfalda, e a Rudolf non rimane che constatare la vitalità di un germe tornato a contaminare certezze e schermature mentali.

Nella Germania dei figli, della ferita ancora pulsante, la guerra, il nazismo, ammorbano esistenze controllate, desiderose di cancellare. La Germania in castigo, divisa in settori, dove “nessuno si sente colpevole, nessuno lo è, eppure se si guarda nel profondo tutti lo sono, tutti sono quel passato: è come un albero che ha le sue radici in un terreno inquinato, i suoi frutti saranno inquinati, incolpevoli ma comunque marci e malvagi al gusto.”

Specularmente alla caduta progressiva di Rudolf, l’ambientazione di CONFORME ALLA GLORIA si sposta a Torino per raccogliere esistenze tremanti, ingolfate dal vuoto, dalla malattia, dal senso di colpa. Enea è un tatuatore sopravvissuto alla follia di Mauthausen, la sua occupazione riverbera i giorni della prigionia, trascorsi eppure incombenti. Consumato dal rimorso, da un vortice di perversione, prova a delimitare un senso affidandosi alla rappresentazione artistica, all’eloquenza di corpi e simboli. Coinvolge nel suo progetto di “arte del corpo” la giovane Ana, sbandata, indebolita da gravi disturbi alimentari, disponibile a farsi plasmare, a lasciarsi incidere indelebilmente in un percorso di annullamento, fino al “giorno in cui saranno cieli nuovi e una pelle nuova e luminosa, libera dalla morte, dalle ferite, dal cibo.”

Intanto la città (fuori dal negozio di tatuaggi, dal bar confidenziale, dal mondo circoscritto) distribuisce nel corso degli anni le date significative, eventi come sfogo di un male dissimulato, come fuoco necessario… l’incendio del Duomo e il salvataggio miracoloso della Sindone, il rogo della fabbrica Thissenkrupp, gli operai bruciati e l’ambiguità degli omaggi postumi, il suicidio di Primo Levi, scrittore che rappresenta un riferimento centrale nel romanzo di Demetrio Paolin, il richiamo alla responsabilità rivolto a chi si appresta a diffondere una storia esemplare.

CONFORME ALLA GLORIA è una riflessione accurata sul male, sulla sua viscosità, sul suo essere scelta, opportunità, mistero, agente patogeno. Al cospetto della sua espressione più feroce (il lager, i suoi esiti) rimaniamo disorientati, ricettivi, e proviamo ad ascoltare le voci di Rudolf, del padre aguzzino, di Enea, per cercare di comprendere il caos, l’impossibile accettazione, le strategie di spostamento.

Il romanzo urla con la potenza dell’orrore, dell’identità lacerata, della verità, divarica i contorni della memoria per accordarsi alle voci originali dei deportati, sempre più silenziose e diluite nello stordimento globale e normalizzante.

Le immagini e le parole sono severe, implacabili, perché persiste uno stato di allerta da rispettare, uno spasmo da custodire, perché ancora bruciano le parole di Primo Levi, Imre Kertész, Bruno Vasari e ancora sibila la rassegnazione, il timore espresso da Rudolf Wollmer al termine del suo viaggio consolatorio nei luoghi dell’ultima recita… “con il tempo i morti nei lager saranno dimenticati e con essi i loro carnefici.”


Demetrio Paolin (1974) vive e lavora a Torino. Ha pubblicato il romanzo Il mio nome è Legione (2009), i saggi Una tragedia negata, il racconto degli anni di piombo nella narrativa italiana (2008) e Non fate troppi pettegolezzi (2014) e diversi studi critici su Primo Levi. Ha collaborato con il “Corriere della Sera” e “il manifesto”. Conforme alla gloria è stato scritto tra il maggio 2008 e il gennaio 2016.

Paolo Risi

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Conforme alla gloria | Demetrio Paolin

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