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emergenza ecologicaEmergenza ecologica Alienazione Lavoro | AA. VV.
Mucchi editore

A cura di Manlio Iofrida
Gli autori: Prisca Amoroso, Silvano Cacciari, Gianluca De Fazio, Ubaldo Fadini, Glenda Franchin, Stéphane Haber, Manlio Iofrida, Francesco Marchesi, Roberto Marchesini, Luca Paltrinieri, Igor Pelgreffi, Stefano Righetti, Ted Toadvine

Con un’intervista a Ted Toadvine a cura di Prisca Amoroso

In una prima parte del volume, pubblicato nella collana “Officine Filosofiche”, sono raccolti quasi tutti gli interventi alla giornata di studi che si è tenuta a Bologna nel Maggio del 2015 e che aveva come titolo Lavoro e alienazione nell’epoca dell’emergenza ecologica.
Il tema riguarda il rapporto fra capitalismo, tematica ecologica e pensiero critico e si propone di riprendere il filo di un discorso critico e storico sulla società capitalistica e, in particolare, sul tardo capitalismo neoliberale in cui viviamo.
A partire da una rilettura del classico testo di O’Connor su marxismo e ecologismo, Stéphane Haber fa emergere nel suo saggio due temi del pensiero europeo classico: la questione delle determinanti geografiche della storia e l’idea che le società umane vanno incontro “a dei processi di corruzione, o addirittura di crollo”. È a partire da queste riflessioni che Haber intende riconsiderare il problema del rapporto capitalismo-ecologia, per rimettere in gioco il fattore naturale e riconoscerne il ruolo “attivo e irriducibile” in una visione critica del capitalismo.
Luca Paltrinieri si occupa nel suo intervento di impresa, indicando due forme di razionalità eterogenee – conflittuali ma non incompatibili – che la caratterizzano: la prima, individualistica, coincide con la logica dello scambio e del mercato, la seconda fa riferimento all’efficienza aziendale, prodotto di strutturazione gerarchica e socialità. L’innesto di queste due “ragioni” fra loro conflittuali dà vita ad un processo di storicizzazione, ovvero di critica.
Ubaldo Fadini sottolinea l’impatto ecologico del coworking in quanto modello che si contrappone alla tradizionale organizzazione gerarchica del lavoro. L’adozione di una dimensione comunitaria all’interno di un contesto professionale permette di guardare in modo nuovo allo statuto del lavoro autonomo, tradizionalmente confinato alla dimensione individualistica.
Fadini associa nel suo scritto le prospettive aperte da Gorz sull’economia della conoscenza come “economia della messa in comune e della gratuità” alla tematica benjaminiana di una nuova soggettività prodotta dal combinarsi della fisicità corporea con le nuove tecnologie.
Stefano Righetti valuta inderogabile e storicamente specifica l’attuale emergenza ecologica a partire dal modello che da secoli domina la nostra cultura: quello di una temporalità evolutiva distruttiva di ogni limite natural-spaziale. Per Righetti occorre rivedere il rapporto esistente produzione-natura e impostarlo in un quadro coerente che tenga conto “dell’imprescindibile materialità di un sistema biologico e ambientale improvvisamente limitati e vulnerabili”.
Manlio Iofrida rivaluta il concetto di natura elaborato dal filosofo Merlau-Ponty sul finire degli anni 50. Ne ricostruisce il contesto storico-politico e approfondisce i temi che prefigurano un’attività propria della natura e la consapevolezza del rapporto di attività e passività che ci lega ad essa.
Prisca Amoroso e Gianluca De Fazio, riferendosi ad alcuni concetti elaborati da Merlau-Ponty, puntano a una ridefinizione della soggettività in senso ecologico. Tale modello, collegato alla tematica dell’improvvisazione, identifica l’individuo in quanto “farsi” incessante a contatto con l’ambiente.
Il saggio di Igor Pelgreffi approfondisce la questione del legame fra lavoro, corpo e mano, sulle tracce degli studi di Sennett sull’artigianato. Lo studioso configura una vera e propria tecnica ecologica, un accostarsi obbediente e allo stesso tempo trasformativo della mano artigianale all’ambiente, in un gioco di espansione e riconfinamento rispetto alla natura e agli altri dove “va colta sempre la possibilità di una risonanza”.
La seconda parte del volume si apre con un’intervista, curata da Prisca Amoroso, a Ted Toadvine, uno dei massimi studiosi del tema della natura in Merleau-Ponty. Segue una serie di saggi strettamente legati alle tematiche dei lavori precedenti del gruppo di ricerca “Officine Filosofiche”.
Roberto Marchesini sviluppa la tematica del Post-human, di cui è fondatore, in relazione al concetto filosofico ed estetico di mimesis che, se inteso nella sua reale portata, evidenzia la dimensione essenzialmente relazionale che lega la nostra specie a quelle animali in una tessitura di incessante ibridazione.
Glenda Franchin, rifacendosi ad un incontro-dibattito con Silvano Petrosino, enuclea i temi principali dell’impianto teoretico e filosofico-politico del filosofo milanese.
Francesco Marchesi, ripercorrendo i fondamenti epistemologici della biopolitica (in particolare quella di Agamben e Esposito), mette in rilievo l’abbandono di una dimensione relazionale che accomuni il nesso politica-vita.
Silvano Cacciari, concentrando la sua attenzione sull’interazione fra mondo finanziario e tecnica, esamina il costituirsi di veri e propri “gruppi neotribali”, prodotto di una vera e propria mutazione antropologica processata da complesse interazioni socio-tecniche.


Nota Biografica: “Officine Filosofiche” è una collana della casa Editrice Mucchi, in cui vengono pubblicati i lavori del gruppo di ricerca omonimo, attivo a Bologna dal 2008 e composto da studiosi di varie Università e discipline e da studiosi indipendenti.


Paolo Risi

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