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il gaucho insopportabileIl gaucho insopportabile | Roberto Bolaňo
Adelphi 2017 – Traduzione di Ilide Carmignani

di Paolo Risi

Il gaucho insopportabile è il primo libro di Roberto Bolaňo, uscito postumo; il manoscritto venne consegnato alla casa editrice Anagrama il 30 giugno 2003, quando allo scrittore cileno rimanevano soltanto due settimane di vita. In epigrafe all’opera, che consta di 5 racconti e 2 dissertazioni, campeggia una frase di Franz Kafka (Forse non abbiamo perduto così tanto, dopotutto), parole di congedo che sintetizzano il disincanto di Bolaňo una predisposizione alla fierezza anche al cospetto di una fine imminente.

Héctor Pereda, che “fu un padre di famiglia attento e tenero e un avvocato irreprensibile”, è il protagonista del magnifico racconto che dà il titolo all’antologia, rielaborazione del racconto “Il sud” di Jorge Luis Borges. Rimasto vedovo, Héctor lascia la professione, si dedica all’educazione dei suoi 2 figli fino a quando non diventano indipendenti e abbandonano la casa paterna. In una prospettiva di solitudine, di pensionamento, si materializzano fosche profezie: Buenos Aires affonda, l’economia precipita, e “fu allora che Pereda decise di tornare in campagna”. Ritorna nella pampa l’anziano giurista, ad abitare in una tenuta di famiglia, fra gauchos dispersi in una terra senza confini.

Nipote di Josefine la Cantante (seducente roditrice in un racconto di Kafka), il topo Pepe el Tira (protagonista de Il poliziotto dei topi) è costretto dentro un mondo frenetico, violento e che compatisce l’arte. Si aggira nelle fogne secondarie raccogliendo i suoi simili uccisi da misteriosi predatori. Nerissimo abitante del sottosuolo, Pepe el Tira, poliziotto indomito, indagherà sulla morte di Elisa e di un sorcio neonato.

Lo strano caso di Álvaro Rousselot merita se non un posto di rilievo nell’antologia del mistero letterario, almeno la nostra attenzione o un minuto della nostra attenzione”. Così inizia il Il viaggio di Álvaro Rousselot, racconto elettrizzato dal funambolismo compositivo di Bolaňo, in cui uno scrittore di discreta notorietà scopre di essere stato plagiato dal regista francese Guy Morini. Più per curiosità che per desiderio di rivalsa il romanziere Rousselot decide di incontrare il regista; a Parigi e poi in Normandia si dilungherà in un’investigazione tortuosa, nel trasognato perdersi, forse letterario, di uno scrittore tipicamente argentino.

Concludono la serie dei racconti “Jim”, istantanea di strada, ricordo dedicato ad un oscuro poeta americano e “Due racconti cattolici”, vorticoso memoriale suddiviso in versetti, che sembra includere le basi molecolari della poetica dell’autore.

Se l’ambito narrativo della raccolta irradia lo stile e l’immaginario dello scrittore cileno, l’ultima parte (che riporta i testi di due conferenze) mette di fronte al lettore l’architettura sapienziale, il fuoco residuo di una vitalità appesa ad una diagnosi medica infausta. In “Letteratura + malattia = Malattia” Bolaňo va a ruota libera, improvvisamente individua una traccia e la fa lievitare; in tal modo si avviluppa la dissertazione attorno al tema della malattia, assommando esperienze personali e considerazioni ad ampio spettro (la poesia francese dell’800, la rappresentazione del dolore nell’arte, la filosofia imperante nelle sale d’aspetto degli ospedali).

Lo stato in cui versa la letteratura è il nucleo della conferenza I miti di Cthhukhu, dove il feticcio della leggibilità si innesta in un’analisi spietata delle consorterie culturali, propaggini dell’apparato massmediatico. “Non rifiutano la rispettabilità. La cercano disperatamente” scrive Bolaňo riferendosi ad una pletora di nuovi romanzieri mentre a due “grandi interpreti” della letteratura latinoamericana riserva stille di sarcasmo: “La miglior lezione di letteratura che ha dato Vargas Llosa è stata uscire a fare jogging alle prime luci dell’alba. La miglior lezione di García Márquez è stata ricevere il papa a L’Avana, con un paio di stivaletti di pelle lucida, García, non il papa…

Gli scritti compresi nel volume edito da Adelphi, semi lanciati sulle zolle fertili di una bibliografia controcorrente, risplendono in assoluto e contengono in parallelo i motivi di un percorso letterario ed esistenziale. Incontriamo pagina dopo pagina la consueta prosa estatica, apparentemente dissociata da stili o modalità: stupore, emozione, e null’altro. Non sono replicabili le movenze narrative di Bolaňo, il suo ancheggiare fra letteratura e vita è maledettamente fascinoso, realizza lo spaesamento degli esclusi, la caparbietà degli outsider nel raggiungere un ideale glorioso, un fine ultimo. Incomparabile Bolaňo, algebricamente caotico, battagliero e immaginifico. Ne Il gaucho insopportabile si avvicendano le sue fantasie imprendibili, magnetiche e toccanti, materiale caustico che rappresenta, nelle ombre di una vita in dissolvenza, una sorta di testamento spirituale e letterario.

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Il gaucho insopportabile | Roberto Bolaňo

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