Supporta il progetto ZEST: associati, Sostienici oppure Abbonati alla Rivistascopri di più

IL MIO NOME È GRETA
Valentina Giannella,
illustrazioni di Manuela Marazzi

Centauria 2019

Questo libro è uno strumento per capire, con l’aiuto della scienza, cosa sta accadendo al nostro pianeta e chi è Greta Thunberg, la ragazza che da sola ha portato in piazza quasi due milioni di coetanei un venerdì mattina, da Sydney a San Francisco, diventando un punto di riferimento, d’ispirazione e identità di una nuova generazione.

Cosa significa cambiamento climatico? Quali sono e, soprattutto, quali saranno le sue conseguenze? Cosa devono fare i governi e cosa possiamo fare noi per fermarne la corsa?

Attraverso capitoli brevi, spiegazioni, dati aggiornati e magnifiche illustrazioni, questo libro è un ritratto scientificamente accurato ma accessibile per lettori da 10 a 100 anni di età che vogliono conoscere i fondamenti su cui si basa il severo monito di Greta, dei ragazzi, degli scienziati. Racchiude le informazioni essenziali per reagire allo scetticismo generale, con preparazione e determinazione, seguendo i valori che guidano la nuova Green Nation: scienza, giustizia e impegno.


per concessione della casa editrice vi proponiamo la lettura di un estratto

CHE DIFFERENZA PUÒ FARE MEZZO GRADO IN 90 ANNI?

I mari minacciano di sollevarsi di un metro entro il 2100 e anche i ragazzi cominciano ad alzarsi, a prendere una posizione forte per contrastare il cambiamento climatico. Appartengono alla prima generazione che ha già imparato molto, spesso a scuola da insegnanti preparati ma anche dai principali media sensibili al tema e, ultima- mente, dal circuito di fonti di informazione online che si crea intorno a #Fridaysforfuture.

Andando a leggere l’ultimo rapporto speciale dell’IPCC, che è anche la fonte principale di studio di Greta, quello che dicono i comitati di esperti sembra complesso. Ma, in sintesi, il contenuto è chiaro: se continuiamo a emettere quantità di anidride carbonica nell’atmosfera allo stesso ritmo con cui lo stiamo già facendo, per

la fine di questo secolo la Terra potrà essere più calda di almeno tre gradi rispetto ai livelli preindustriali. Un riscaldamento di questa portata, potrebbe causare un cambiamento climatico estremo. L’Amazzonia, per esempio, sparirebbe per la metà dei suoi 5,5 milioni di chilometri quadrati. Alcune regioni del mondo sarebbero spazzate da ondate di calore molto più frequenti di quelle odierne, altre subirebbero l’arrivo di un maggior numero di tifoni e fenomeni meteorologici distruttivi come sta già accadendo, per esempio, nel Sud Est Asiatico. La siccità, le inondazioni e l’innalzamento del livello medio dei mari costringerebbero milioni di persone in varie aree costiere del mondo e -addirittura nazioni, come le Maldive- a migrare dalle isole, dalle rive e dagli estuari.

L’Accordo di Parigi, adottato nel dicembre 2015 ed entrato in vigore a fine 2016, è stato firmato da 195 Paesi e prevede che, a partire dal 2020, vengano messe in atto politiche di riduzione delle emissioni di anidride carbonica sufficienti a fare in modo che il surriscaldamento globale non superi, entro il 2100, il limite massimo di due gradi centigradi rispetto ai valori del periodo preindustriale. Indica inoltre come 1,5 gradi centigradi il livello ottimale. Perché? Quanta differenza potrebbe fare mezzo grado di riscaldamento in meno? L’IPCC è stato chiamato a capirlo ed è arrivato, pochi mesi fa, a determinare che farebbe una differenza enorme. “Se manteniamo il riscaldamento globale a un livello massimo di 1,5 gradi centigradi, potremmo ridurre la vulnerabilità del sistema umano e naturale”. Ovvero: i danni in generale sarebbero molto più contenuti rispetto a un aumento anche solo di due gradi. E se saremo abbastanza bravi a prevenirli, questi danni, avremo una maggiore capacità di adattamento.

IL CAMBIAMENTO CLIMATICO

CHE DIFFERENZA C’È TRA TEMPO METEOROLOGICO E CLIMA?

Il tempo meteorologico è lo stato dell’atmosfera in un dato luogo e tempo: “Oggi pio- ve”. Il clima è l’insieme delle condizioni meteorologiche o ambientali che caratterizza- no una regione geografica e che sono definite in termini di proprietà statistiche, quindi per periodi lunghi (almeno trent’anni). Per esempio: il clima è rappresentato dal valore medio della temperatura in una regione, oppure dall’intervallo tipico in cui la tempera- tura può variare. “Il clima di questa città è mite (in media)”.

COSA SI INTENDE PER CAMBIAMENTO CLIMATICO?

Secondo la definizione l’Organizzazione Mondiale della Meteorologia (OMM), Il cambiamento climatico è la variazione dello stato medio del clima o della sua variabilità (non considerando gli eventi estremi) persistente per un periodo esteso: trent’anni o più. Può essere un riscaldamento o un raffreddamento globale. Il cambiamento climatico a cui stiamo assistendo in tutto il mondo è un insieme di fenomeni che gli scienziati imputano al riscaldamento globale, parte del quale è antropogenico (cioè prodotto dall’attività dell’uomo). Rispetto a prima della Rivoluzione industriale (metà del 1800), la temperatura della Terra sarebbe oggi già arrivata a +1 grado centigrado e potrebbe arrivare a +3/5 gradi entro il 2100, se non si agisce subito e con decisione sulle emissioni di anidride carbonica.

QUALI SONO GLI EFFETTI PRINCIPALI?

L’innalzamento della temperatura media sulla Terra, del livello medio dei mari, l’aumento di piogge in alcune aree e l’arrivo della siccità in altre. Il cambiamento degli habitat, l’estinzione di specie animali e vegetali. L’aumento della povertà, della fame e del divario economico tra le nazioni. Le migrazioni di massa.

COME POSSIAMO FERMARLO?

Per la scienza, dovremmo mirare ad avere un saldo pari a zero delle emissioni di anidri- de carbonica entro il 2030. Cioè dovremmo ridurre da subito l’uso dei combustibili fossili in una tale misura che, fra 11 anni, il totale delle emissioni residue sarà uguale al totale dell’anidride carbonica assorbita all’interno dell’atmosfera, dalle foreste e dai sistemi tecnologici di “cattura” della Co2.

COSA SERVE PER RAGGIUNGERE QUESTO OBIETTIVO?

Prima di tutto, servono leggi altamente restrittive che penalizzino l’uso dei carburanti fossili come mai è stato fatto prima d’ora, unite a investimenti (pubblici e privati) in nuove tecnologie per l’uso delle energie rinnovabili e la loro condivisione a livello globale. Cambiamento delle abitudini della popolazione mondiale: riduzione dei consumi, risparmio energetico, scelte alimentari che rispettino il bisogno di distribuzione equa delle risorse. Una volta assicurato il taglio delle emissioni, lavorare tutti insieme al piano di Sviluppo Sostenibile che le Nazioni Unite hanno già redatto per sradicare la povertà nel mondo. Perché il benessere sociale ed economico dell’intero pianeta è un presupposto fondamentale della protezione ambientale.

QUANTO TEMPO ABBIAMO?

Dovremmo ridurre le emissioni cominciando da subito, a un tasso deciso e costante. Più tempo perdiamo nel prendere decisioni intermedie che non sono sufficienti a raggiungere questo obiettivo, più sarà difficile dopo il 2030 cercare di contrastare la corsa della temperatura oltre i +1,5 gradi. Sarà non solo più complesso ma anche più costoso, con il rischio che i Paesi in via di sviluppo facciano fatica a stare al passo con il piano globale.


Le autrici:

Manuela Marazzi, nata a Napoli nel 1984, lavora come illustratrice freelance. Appassionata di illustrazione botanica e naturalista, ha lavorato a diversi libri, e ha al suo attivo collaborazioni con realtà etiche e a favore dell’ambiente (FAO, Worth Wearing, GRAB)

Valentina Giannella è una giornalista milanese che sei anni fa si è trasferita a Hong Kong. Madre di due bambini, fonda l’agenzia di approfondimento giornalistico Mind The Gap e scrive per le principali testate italiane (fra cui Sette, Oggi, Io Donna, Living, Famiglia Cristiana) e per il Post Magazine del South China Morning Post. Giovani, ambiente e futuro sono in cima alla sua agenda.

Share

Il mio nome è Greta | V. Giannella – M. Marazzi – ESTRATTO su ZEST

error: Content is protected !!