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Marina Ivanovna Cvetaeva 
(Mosca, 1892 – 1941)

Sopra la chiesuola – nuvole azzurre, gracchiare di corvi…
E avanzano, colore di cenere e sabbia, –
le truppe della rivoluzione.
O tu, mia nobile, mia pena regale!

Non hanno nome né volto, canzoni non cantano!
Smarrito scampanìo del Cremlino,
in questo bosco mosso di insegne.
Prega, Mosca, prega, giaci nel sonno eterno!

Mosca 2 marzo 2017

 


Azzurre come il cielo, le acque
e inanellate d’argento due mani.
Giovane una, l’altra di quattro anni:
tu ed io – lungo la Moscova.

Flottare di barche, ululare di sirene.
Disfatto vagava un soldato.
Una frotta in gioco cantava
sulle tristi note dei padri.

Tu la bocca appena storcevi,
volta ai rivali del dio Marte.
Con i gelidi occhi di un felino
guardando a quella marmaglia.

Era il tuo viso tra quelli, tanto cupi,
all’eccesso splendente – di bianco.
Non dimentico, ma tu non ricordi –
come uno di loro ti guardava.

6 giugno 1917


poesie tratte dalla raccolta Il campo dei cigni Nottetempo, 2016  – A cura di Caterina Graziadei

 

 

 

 

 

 


 

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Marina Cvetaeva: due poesie

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