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overlove minerviniOverlove  | Alessandra Minervini
Collana Penne – LiberAria 2016

di Emanuela Chiriacò

Overlove significa Love in excess/to love too much (Amore in eccesso/amare troppo). Capita quando il senso di amore per qualcuno supera qualunque cosa al mondo con l’aggravante di un per sempre impigliato tra vene cave del muscolo che ci batte in petto. Implica una certa chimica con la persona amata, rendendola la nostra anima gemella. È amore che supera il sentimento. È totalità. È annullamento.

In Overlove di Alessandra Minervini per la Collana Penne, direi piuttosto collezione, visto che è numerata, della Casa Editrice LiberAria, Anna Dellera overloves Carmine Alfieri e Carmine Alfieri overloves Anna Dellera. Due cuori vorticosi in due petti densi che viaggiano in un amore immaturo, eccessivo, bulimico. C’è una patologica avidità di amore, di desiderio smodato, una brama. Loro due cercano inconsapevolmente, purtroppo, di trarre amore dove non è di casa. Si avvitano e sfilettano, ruotano a vuoto come chiodi che scacciano chiodi per fissare e riparare le loro vite.

Ouverture:

Una delle bellezze di questo luogo dopo quelle abusate, i trulli, le chiese, le frise, le spiagge, la pizzica, è la cava di bauxite. La bauxite è il materiale da cui nasce l’alluminio. La cava non è segnalata sulle guide ufficiali. Gli informatori turistici non conoscono la strada. La cava è fuori uso. Tecnicamente è una cosa rotta. Non serve a nulla. Non ci puoi fare l’alluminio. Non ci puoi fare il bagno. Ha l’aspetto di un lago ma non lo è. È un deposito acquifero naturale. Un luogo inutile come solo la bellezza sa essere. Chi ci arriva, di solito con qualcuno che conosce la zona, capirà. Non è difficile. Capire. Ciò che ora è finito, ha avuto inizio in quel luogo.

Un topos finito di bellezza alienante, come l’amore che unisce i due protagonisti. Il luogo li preannuncia. La cava è lo scenario del concerto di Carmine Alfieri. Un paesaggio marziano che appare di un colore rosso intenso per la presenza dominante della bauxite; minerale che mette in risalto il verde brillante delle acque stagnanti; il verde che fa pendant con il colore intenso della vegetazione circostante. È il residuo di un giacimento di estrazione mineraria ormai dismesso, infiltrato dall’acqua che lo rende lacustre; un lago che resta uno smeraldo farlocco e liquido incastonato nella desolazione assoluta, che ha perso la sua attività estrattiva. La metafora con questo amore è perfetta. Un’esperienza da Sisifo over innamorato e perdente nella malinconica ripetizione del provare a muovere il cuore di pietra. Un donchisciotte che lotta con le pale eoliche.

Dopo il concerto Anna lascia Carmine. “Perché non stiamo più insieme? Perché non stiamo più insieme”. Apparentemente un nonsense, una domanda che è già una risposta. Basta togliere il punto interrogativo dal foglio e dipingerlo sii loro volti, farne body painting. I volti di tutti i personaggi sono pitturati di una richiesta. Il quesito non è definito, non è definibile. È un interrogativo misterioso è inspiegabile, indimostrabile.

La separazione tra Anna e Carmine genera il racconto, genera una serie di separazioni sentimentali e fisiche, incluso lo scollamento dei personaggi dal loro stesso io. Un processo di snaturamento.

Carmine è un cantante indie che nel corso della storia cerca il riscatto pop, una riciclo nazionalpopolare che lo spingerà a fare una scelta indotta dalla stessa scelta. Anna appare ancora e soltanto la figlia di Nunzio e Carla. Due narcisi, autolesionisti. Due psicopatici con un destino simile tracciato dall’uomo che appare dominante nella coppia. Nunzio è un commerciante, per eredità paterna. È stato suo padre Bartolo ad aprire un negozio di abbigliamento, il più prestigioso della città.

I Dellera sono i proprietari del Negozio che in città è sempre e solo il Negozio con la maiuscola. Non ne esistevano altri prima. Non così grandi, un palazzo intero. Non così maestosi. Non così storici. La ricchezza, quando c’era, faceva rima con il Negozio dei Dellera.[…]

Per Nunzio, cresciuto tra le stoffe e i camerini in cui si davano il cambio le personalità più in vista, non fu difficile mantenere, per qualche tempo, la linea di suo padre. Chi voleva essere elegante, andava dai Dellera. Punto.

Una vita nel benessere, un’attività solida che cambia visione in seguito al matrimonio di Nunzio con Carla.

Quello che Nunzio non sapeva, il giorno in cui si sposò, è che di lì a poco il Negozio non sarebbe stato più lo stesso.[…] La sua neo-moglie diventò presto la musa a cui ispirarsi, quella da cui Nunzio colse la caratteristica – molto evidente ma poco riconosciuta – che la rendeva vicina ai loro clienti: l’eccezionale ostentazione di sé. Così, guidato da Ninni, giovane e talentuoso amico di Carla, ebbe l’intuizione di trasformare il Negozio nel tempio dello stile alla moda, vendendo fedeli riproduzioni di collezioni di Valentino, Versace, Cavalli, Armani, Prada, Biagiotti – il più grande mall del meridione. E mentre Carla e Nunzio sceglievano modelli e collezioni disegnati da Ninni, lui dava lustro all’attività commerciale e alle relazioni pubbliche del Negozio, […]

Il loro amore, la loro relazione si potrebbe riassumere con queste parole

Nunzio, padrone della razionalità universale, si era infilato un cappello di paglia e con un vecchio cestino di vimini era andato a gelsi. Quando li portò a casa, Carla disse che non li avrebbe mangiati. Non sapeva da dove provenissero. Erano gelsi selvatici. Malattie. Morte. Lui insistette, porgendoglieli. Carla vide in quei pochi frutti l’amore del marito. Selvatico, spesso casuale ma genuino. Dolce. Erano dolci i gelsi selvatici.

Due mondi diversi incontrati e collisi in un amore. La forza di questi personaggi è la schizofrenia di due facce della stessa moneta. Lui è razionale, pratico e materialista eppure selvaggio, radicato nella sua terra. Lei escatologica, misofoba, fragile ma fondamentalmente un’aggressiva passiva. Dominante nel suo essere remissiva e schizzinosa. La loro separazione e ricongiunzione è un secondo matrimonio, si riuniscono in matrimonio con la nemesi.

Attorno ruotano personaggi satellite e meteore che si consumano in rapporti di esteriorità, che fanno del denaro l’unico dio da adorare.

Ninni, collaboratore di Nunzio e Carla, ha la funzione di papuzzo, di un padre surrogato. Uno zio alla enne.

Ninni era il papuzzo. Non un padrino e non un patrigno. Un papuzzo. Le era stato vicino […]per riconoscenza nei confronti di chi aveva creduto nel suo talento [..] nella sua dedizione genitoriale. Ninni non aveva figli. Non aveva mogli. Non aveva amanti. Non aveva forme di vita da accudire. Cominciava le giornate con un bicchiere di Marsala […].

Questi sono gli affetti con cui Anna Dellera costruisce la sua formazione sentimentale, modella il suo relazionare con l’altro in amore. La taglia della famiglia è più grande di una M ma più piccola di una L.

L’elemento su cui trasferire il suo apprendere, il suo aver appreso è Carmine. Lui è dipendenza. È il tossico attore della sua sfera emotiva. Non stupisce che Anna si orienti e cerchi un uomo come lui.

Carmine aveva una cosa, una caratteristica: in assenza, attiva o passiva, vinceva sempre. Non seguiva una certa strategia eppure creava dipendenza. Per esempio non taceva e basta, professava silenzi così lunghi da diventare offensivi. Dopo diversi anni – tre – e alcuni mesi – cinque – Anna aveva capito che essere innamorati non basta per desiderare qualcuno. Voleva bene a Carmine. Voleva bene persino a sua moglie e a sua figlia, pur non avendole mai viste. Quella a cui non voleva più bene era se stessa.

Anna non può pensarsi se non attraverso l’aiuto e l’amore concesso agli altri, non può permettersi il lusso di una vita agiata, non più, e nemmeno quello di amarsi. Metterebbe in crisi la sua esistenza. Lei è il lago di bauxite, dismessa, definita, lacustre a tempo e spazio determinato. Si muove in un rassicurante liquido amniotico impraticabile, anaffettivo. Nasce e muore ogni giorno. È ferma, inglobata come un fiore, un insetto, in un cristallo di ambra. Alle volte opaco, altre trasparente. Con piccole bolle di aria che le danno respiro o piccole crepe da cui far emergere il suo lato ruvido e doloroso.

Una menzione va ai B&B, deus ex navicella spaziale, due marziani che conoscono Anna in occasione del concerto di Carmine. Ricchi, annoiati ed eccentrici. Uno specchio reversibile in cui rimirarsi reale e/o ingrandita per ricordarle chi era, chi è e chi non sarà più. Il disagio del portafoglio vuoto, delle possibilità di spesa non più possibili, dell’amore totalizzante ed esclusivo che li rende corpo unico. Un unico personaggio. Due persone bed & breakfast, dormita e pasto unico, turisti della vita, della bella vita sans souci.

B&B erano giovani a tutti i costi, con le loro canottiere a righe, con i pantaloncini strappati sul culo e con le scarpe di tela. Rosa lui, azzurre lei. Se le scambiavano. Avevano lo stesso piede, la stessa terra sotto i piedi. Era questo che li aveva uniti, come prima cosa. Non erano antipatici. Erano ricchi. Privi di sfumature. Provavano dei sentimenti, ma non moltissimi. Anna ci aveva messo davvero poco a capire che li avrebbe amati alla follia, se fosse stata ancora ricca come loro. Li avrebbe impacchettati, avvolti nel cellofan e utilizzati come comodini per la camera da letto. Invece ora li invidiava e avrebbe augurato loro il suo stesso destino: soldi finiti. Niente persiane. Niente zanzariere. Soldi finiti: niente champagne, niente scarpe col tacco. Niente. Per sempre.

La storia evolve, si srotola come un plaid da picnic attorno al lago, come piccoli mostri di Lochness pronti ad asciugarsi al sole e riuniti per un fuck-off breakfast domenicale a festeggiare il lato grottesco della vita.

Overlove non assomiglia a nulla di ciò che ho letto, è un novum assoluto. La lingua è estremamente contemporanea. Leggerla mi ha procurato un effetto straniante. Alessandra Minervini ha una visione ampia, si percepisce un background internazionale. Un’abilità linguistica che crea effetti speciali e stordenti. Non mi era mai capitato di leggere di Puglia e personaggi pugliesi con una lingua che oserei definire appulo-marziana. La visione di Minervini è lisergica ma non tossica. È terribilmente contingente eppure poetica. Si fa carne. Si fa esistenza tremendamente vissuta nel disagio di esserci inconsapevolmente. È Puglia indefinita. È uno stato mentale senza governo e confini. È una regione cuscinetto per attutire i colpi della vita, a statuto speciale e originale.

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Overlove | Alessandra Minervini

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