ZEST ha il piacere di intervistare una donna eccezionale Emanuela Carniti, figlia della grande poetessa italiana Alda Merini.
Emanuela abita ad Omegna sul Lago d’Orta, ed è a sua volta poetessa delicata, sensibile e intensa allo stesso tempo. Lo scorso anno, sebbene abbia sempre scritto poesie, ha pubblicato la sua prima silloge Chirurgia d’affetto – Onirica edizioni.
Le esperienze della vita ci aiutano a determinare una nostra idea di benessere, qual è la tua?
La mia idea di benessere, anche contaminata dalle prime esperienze di vita, è quella sostanziale di sicurezza fisica e materiale.
Una casa, degli affetti, far parte di una comunità, cibo sufficiente ,
ma subito dopo viene la serenità interiore.
Una serenità che forse si può raggiungere solo attraverso la conoscenza, il perdono e l’accettazione di sé che è la parte più difficile da mantenere in modo stabile.
Un libro può essere importante nella crescita individuale e può costruire la nostra visione del mondo. Ne ricordi uno determinante per te?
I libri sono elementi determinanti nella nostra crescita e variano secondo i nostri periodi di vita.
Alcuni sono testi che ritornano più volte e la loro riscoperta cambia e ci cambia in una continua scoperta che è come un innamoramento perenne dove la rilettura apre squarci di luce sempre diversi in noi.
Per questo mi è difficile nominarne uno in particolare, anche se il SIDDHARTA di Hermann Hesse rimane e rimarrà uno dei miei capostipiti.
In che modo la letteratura e l’arte possono supportare una visione di vivere sostenibile?
L’arte nasce, per me, da un’urgenza improcrastinabile e non prevede, nell’immediato, la fruizione dell’altro.
Ma, nel dare un senso più ampio al discorso, oltre a farsi portavoce, oltre a diffondere speranza ed amore, l’arte può e deve divenire tramite tra l’uno e i tanti.
Può aprire ed elevare spiritualmente chi è nella ricerca .
In una società dove ormai l’economia ci ha derubato di creatività, comunione di intenti sociali, e ci rimanda continui impulsi all’individualità e all’evanescenza , l’arte può essere l’ancora che ci dà tregua ad un continuo essere in balia degli elementi incontrollabili di questa morte sociale.
Un commento personale: crisi dell’editoria o crisi culturale?
Crisi culturale, credo!
In un mondo che non ha quasi più etica, morale, senso di giustizia, del bello, la cultura ne paga lo scotto.
Lo stesso chiudere i cordoni della borsa su di un aspetto della società così basilare come quello della scuola, dell’istruzione, mina alla base la creatività.
Solo la cultura, e quindi solo l’incontro con l’altro, con l’esperienza dell’altro e della sua visione del mondo ci arricchisce e ci apre alla vita .
Parlaci dei tuoi lavori in corso e come si dice: progetti per il futuro?
Al momento ho aperto mille strade e nessuna in particolare.
Sono perennemente alla ricerca di me stessa e di diventare veramente ciò che sono.
In questo caso il progredire nella vita ci pone davanti a fasi che finiscono o che ci iniziano.
Percorsi nuovi e nuove identità a cui far spazio ci conducono inevitabilmente a porci domande ,a ripensarci in vesti diverse che non sempre siamo pronte a vestire.
Ringrazio personalmente Emanuela per queste bellissime parole e considerazioni e per essere stata con noi qui su ZEST.