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enciclopedia dei mostriLa piccola enciclopedia dei mostri | Orazio Labbate
24ore Cultura 2016

di Paolo Risi

Tra scaffali e cataloghi compare un libro curioso, attira la nostra attenzione come farebbe un frutto sconosciuto collocato nel centro di una cassetta di mele. Restiamo affascinati, forse un po’ sospettosi ma comunque pronti a scoprire, a farci sorprendere. Azzardando un percorso si potrebbe allineare il frutto esotico, ancor meglio se sconosciuto, su un crinale che accoglie elementi, organici o fluttuanti, che per una certa predisposizione rientrano nella categoria dei “dissimili”, proprio per questo attraenti e irresistibili.
Tutto ciò che viene descritto nella “PICCOLA ENCICLOPEDIA DEI MOSTRI e delle creature fantastiche” è reale perché Orazio Labbate ce lo propone come tale, senza indugiare, dritto al punto, come fosse un “rappresentante” proveniente da colonie lontane che espone e illustra i suoi beni, la sua immaginifica, straordinaria e succulenta collezione. E a noi non rimane che addentare il frutto, perché i colori sono accesi, le origini di quei prodotti della terra e del mistero hanno radici ben profonde e ci hanno comunicato qualcosa.
La parola mostro deriva dal latino monstrum, che significa “prodigio”. È solo l’inizio perché la traiettoria etimologica proietta verso un tempo illimitato e intersecazioni molteplici. Labbate nell’introduzione dà conto di questa complessità, delle trasformazioni e delle elaborazioni che hanno originato e continuano ad originare il bestiario delle creature dalle strane fattezze. A esordire nel breve excursus la mitologia greca e Omero, che propongono il mostro come “colui che è dissimile dagli esseri umani”, patchwork più o meno temerario, che mantiene “caratteristiche proprie di una divinità, cioè l’immortalità e i significati eterni”. Segue nella panoramica il Medioevo in cui la figura mostruosa viene declassata da esternazione del divino a un’ipotesi di essere ripugnante, feroce prolungamento della morale e strumento politico di ammorbamento delle coscienze (“Il mostro corrisponde alla materializzazione della paura, a una funzione sociologica manovrata dalla fede più ossessa”.)
Niente da dire, un soggetto davvero interessante questo mostro. Attrae dai tempi della narrazione orale, delle prime rappresentazioni grafiche e plastiche, quasi lo rapiscono le pulsioni creative che lo smembrano rendendolo figurazione, lo staccano dalla “sua antica funzione di trait d’union tra celeste e immanente”. Due pittori, più di altri, partecipano a questa appropriazione feconda: Francisco Goya (1746-1828) che con Il sonno della ragione genera mostri realizza una sorta di premonizione freudiana e Johann Heinrich Füssli (1741 – 1825), artista che amava definirsi “il pittore ordinario del Diavolo”.
Sul versante della scrittura le interpretazioni del mostro daranno vita a generi e nuclei precursori; spiccano nel “ritratto di famiglia” i vampiri, Dracula, la creatura assemblata dal dottor Frankenstein, il Golem, uomo di fango ottenuta da combinazioni cabalistiche, i prodigi letterari di Kafka, Poe, degli scrittori di Villa Diodati che fondarono il genere gotico. Due libri, secondo Orazio Labbate, rimangono imprescindibili per chi vuole avvicinarsi al mondo della criptozoologia: Dizionario infernale (1818) dell’occultista francese Jacques Collin de Plancy, guida ai demoni di ideazione religiosa o popolare, e il Manuale di zoologia fantastica scritto nel 1969 da Jorge Luis Borges in collaborazione con Margarita Guerrero.
Cinquanta sono i mostri descritti nell’opera edita da “24 ORE CULTURA”, la quale intreccia e affianca, anche grazie alle illustrazioni di Marco Ugoni, creature materializzatesi dalle mitologie, dalla cultura popolare, dalla letteratura, dalle religioni, da quel bacino di suggestioni e processi inconsci che alimenta la schiuma torrentizia delle leggende. Ma saranno poi davvero i mostri (zombi, licantropi, ciclopi, diavoli, basilischi…) figliolanza della mente umana, fenomeni costruiti un passo alla volta, tratteggiati sull’onda dei secoli? E non invece misteriosi abitatori della linea di confine fra finzione e realtà, magma in procinto di emettere un sospiro? Occorre un codice interpretativo, che l’autore sembra individuare nella perlustrazione letteraria, nella sua sua capacità di sorvolare territori mai pensati e lussureggianti. Compito della letteratura sarà dunque quello “di raccontare queste creature provando a esorcizzare ogni minimo spazio di demarcazione tra i due mondi, fino al punto di suscitare il ragionevole dubbio che la Terra sia abitata, nei suoi anfratti più oscuri, da quei mostri appena descritti”.


Nota Biografica
Orazio Labbate è nato a Mazzarino nel 1985 ma ha vissuto sin dall’infanzia a Butera; si è poi laureato in Giurisprudenza all’Università Bocconi.
Ha collaborato per Viaggi 24, rubrica de Il Sole 24 Ore. Collabora con le pagine culturali Domenica24 de Il Sole 24 Ore on line. Ha curato la rubrica ScifiLiterature per Nova24, Il Sole 24 Ore.
Collabora con Il Mucchio Selvaggio. Consulente dell’editore LiberAria.
Scrive per le riviste online: “Il primo amore” ,“Repubblica nomade” e suoi lavori sono apparsi su “Nuovi Argomenti” e “Achab” e “Nazione Indiana”. Cura la rubrica Mostri notturni su Fuori Asse.
Un racconto tradotto da Anne Milano Appel è stato pubblicato per le riviste americane: PEN/America e Guernica.
Per Tenué ha pubblicato il romanzo “Lo Scuru” (2014).
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