MaliNati | Angela Bubba
Bompiani 2012
MaliNati di Angela Bubba ha radici profonde, quelle della conoscenza. A partire dai luoghi e dalle esistenze (o non esistenze) la narrazione incide con parole intense e circostanziate.
La brava scrittrice calabrese fotografa i territori geografici e umani che le appartengono utilizzando in camera oscura la verità tatuata sulla pelle, desolazione e corpi di una civiltà collassata, storie pulsanti protese verso il baratro.
La sequenza di MaliNati, quasi un resoconto bellico, si struttura in sei capitoli armonici, raccoglie eclatanti fatti di cronaca prima incendiari poi dimenticati, esprime con voce stentorea, e a volte disincantata, l’abbandono, il disagio personale e collettivo, la desertificazione di una terra sventurata e inerme, la Calabria… “Dove i disastri puoi chiamarli destini, per esempio, e i problemi dolciumi da bancarella e le miserie fermargli da vucumprà: ci presti attenzione acquistandone uno per compassione magari, per miseria, o molto più filantropicamente lo ignori.”
In un’incalzante parata funebre, martoriando in profondità una forma narrativa complessa come quella del reportage letterario, Angela Bubba riallinea le fratture scomposte del paesaggio, della storia recente, la rivolta di Rosarno del gennaio 2010, immigrati africani in battaglia contro forze dell’ordine e popolazione locale, la Seteco, fabbrica dalle sconcertanti eruzioni chimiche, “Quando piove, qua sarà un infermo“, la studentessa Federica Monteleone, entrata nell’ospedale di Vibo Valentia per un’appendicite e morta di sanità malata, la scrittrice e la madre della ragazza si incontrano e compongono pagine commoventi, amorevoli e febbrili… “Non so se Federica è morta perché si è perso troppo tempo, tutte queste cose io non le so… E tu… tu mi hai detto che volevi sentire la sua storia vero?”
Le tragedie sono appese su sottili pagine di cronaca, poi vengono stoccate nei capannoni dell’ordinario da mani complici, accomodanti, le vicende quindi riesumate da una voce solida, abile nel raccontare la fusione fra gli sguardi confusi e traballanti di chi abita quei luoghi e la vessazione, i soprusi, il malaffare e la politica in un magma omogeneo.
Nello sguardo di Angela Bubba c’è il miraggio della Magna Grecia e in dissolvenza le bolle di combustione, l’antico tempio di Hera Lacinia a Capo Colonna accerchiato da trentacinque manufatti abusivi, l’ignoranza sottovalutata e apparentemente innocua che ammorba la Calabria, le isole e a salire l’intera penisola, l’impossibilità di trovare a Crotone un libro di Agota Kristof, le strade e i volti senza nome.
Quasi accecati dalle immagini suscitate seguiamo i passi della scrittrice-rabdomante, incontrando nella radura clandestina esseri umani resilienti, tenacemente sbandati ma volitivi, ironici e disperati, di una disperazione “reale come la fantasia”, accogliamo lo sgomento di una generazione abbattuta, disillusa, Angela ingolfata nei corridoi rituali di Lettere e Filosofia, gli studenti calabresi della Sapienza che “saltano fuori dalle muffe romane come fossero funghi o degli insetti dopo il temporale”.
E nella ballata circolare l’universitaria Angela parte dalla stazione Termini sul treno verso casa, l’incontro con un vecchio ciarliero con badante al seguito, la sinfonia del ritorno, larga, personale, e come sempre parole veicolanti, emoglobina, concetti luminosi… “Certo che siamo in grado di dare un nome al problema: oppressione, deportazione della cultura, squartamento della bellezza […] Che cosa voglio fare? È ancora lecito chiederselo se il tuo Paese ti fa crescere con la convinzione che presto te ne dovrai andare, che l’Italia non è più il nostro posto? Non c’è posto per noi, vecchio. Ed è come se qualcuno ogni giorno venisse a ricordarcelo, ci dicono che a loro dispiace, sì, ci dispiace ragazzi…”
Nota Biografica:
Angela Bubba è nata a Catanzaro nel 1989. Nel 2009 ha pubblicato “La casa” (Elliot Edizioni). “MaliNati” (2012 Bompiani) è il suo secondo libro. A breve in uscita con Bombiani il nuovo romanzo.