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Rubrica 2078 Fifth avenue
La rubrica prende il nome dalla strada in cui vissero i fratelli Collyer noti per aver accumulato un notevole quantitativo di oggetti, tra cui libri e giornali, è un pretesto narrandi per immaginare di avervi trovato libri di autori, che sebbene lontani nella memoria, hanno fortemente contribuito alla letteratura nazionale e poterne raccontare ancora.

a cura di Davide Morganti


A forza di star chiuso qui dentro, nemmeno riconosco quale sia il tempo che sta fuori e quale il tempo qua dentro. Passo ore seduto senza far nulla, quasi mi fossi arreso nemmeno so io a cosa: leggo sempre meno, faccio fatica persino a mettere ordine in questa casa triste; mi mancano le forze, non servono le mie forze. Le pagine dei libri vecchi hanno un peso diverso da quelli nuovi, sono leggeri, consunti, provano a trattenere il tempo e la loro resistenza non la conosce nessuno. Ieri pomeriggio sono inciampato in una pila di libri e adesso ho male alla testa, ancora non ho finito di leggere Perdudi Paride Rombi, un magistrato sardo vissuto tra il 1921 e il 1997.

Fu un successo nel 1953, ebbe varie traduzioni, vinse alcuni premi, poi chissà cosa è accaduto, so solo che Rombi morì a Napoli. La letteratura è uno strano cimitero, mette dentro vivi e morti e a stento si riconoscono; io manco più ci faccio caso e forse questo scrittore passeggero starà facendo altro ancora. Il suo non è un gran libro, a dire il vero, si sente che è vecchio, ha i segni dei mobili che si vedono nei film in bianco e nero, ha la stessa faccia della carta da parati degli interni modesti delle stanze degli impiegati durante la Democrazia Cristiana. Storia di un bambino, Perdu, figlio di un incesto, la mamma viene ammazzata da un marito mezzo demente per gelosia e lui, il ragazzino, ridotto in fin di vita, poi la vendetta dell’anziano padre che uccide l’assassino della figlia. Una storia vera, così pare. Ma è tanto carica. La Sardegna di Rombi appare un mondo lontano, non ha ancora la crema abbronzante con la quale si ricopre oggi. Vero, non mi piacciono i romanzi dove la tragedia greca si sovrappone alla tragedia greca. Ma le pagine del processo sono belle, sono dure. “C’era un uomo nella stanza di Angiuledda Vargiu? E chi era quell’uomo? Nessuno su ciò sapeva riferire niente. I testimoni si diffondevano sull’onestà di Efisio Manzella, sulla sua rispettabilità, sulla sua buona fama in tutto il paese”. Com’era cattiva l’Italia in quegli anni. Un ragno sta camminando su una scarpa, doveva essere di una dei fratelli Collyer, credo di Homer che era un po’ più alto di Langley. Delle volte mi par di sentire i loro passi e mi spavento, non so difendermi dal male. Ci sono ancora dappertutto cavi elettrici, carrozzine, bicchieri rotti, lenzuola sporche, candelabri, manichini e le trappole di Langley, l’ingegnere, nella confusione delle stanze. Ho paura di morire come lui, con centinaia di valigie e riviste che mi seppelliscono fino a soffocarmi. Chissà quando mi ritroverebbero: dopo settimane, forse mesi, sotto questa insopportabile immondizia. Il libro di Rombi adesso se ne sta appoggiato su una vecchia radio rotta, la loro vecchiaia si somiglia. “Nell’animo puerile di Perdu qualche cosa franava. Era come quando dai fianchi del monte Tamara si staccavano gli enormi sassi che precipitavano al piano, piantandosi fra le stoppie o il grano verde, mentre lassù, dove prima stavano, appariva una grande ferita nella rossa terra. Era la memoria della madre che lentamente franava, di fronte all’impellenza e alla crudeltà di queste rivelazioni. L’idea che la mamma avesse potuto peccare, Perdu non aveva mai potuto capirla nettamente come ora”. La figura smarrita di questo bambino è atroce, la sua solitudine aumenta con il passare delle pagine, specie quando va alla ricerca del suo vero padre, convinto dalle voci del paese dove vive. Se la storia si accumula in modo un po’ meccanico, lui, Perdu, si muove confuso tra adulti feroci e rassegnati e una natura aspra come la vita di chi non ha nulla. Lui, così appesantito dal dolore, è come me, non sa dove andare, non sa cosa fare, cresce per non morire, io invece muoio ma non so ancora come.

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Vintage: Perdu | Paride Rombi – Mondadori

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