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LA LISTA DELLA SPESA
Racconto di Paolo Risi

Non ho mai pensato che dall’urgenza, da un frigorifero, da una dispensa vuota, potesse scaturire una lista della spesa di successo. Fin dai miei esordi ho realizzato che nel mestiere deve entrare l’enigma, la creazione, l’eruzione dell’inconscio, e che il primo passo verso la dignità compilativa c’entri con la cura del flusso convulso e con l’adozione di una tecnica affidabile.
Un luogo, un’idea, uno stato d’animo, rappresentano i più fedeli e produttivi impulsi narrativi.
Molti anni fa mi trovavo a Ginevra per un congresso e casualmente, passeggiando all’imbrunire in un lindo quartiere periferico, capitai davanti ad un severo tempio protestante. Attirato da un delicato sentore di accoglienza varcai il poderoso ingresso di legno rinforzato. L’ampia navata, polverosa e tetra, suscitò immediatamente in me un riverbero di simboli, di segni grafici, la melodia di prodotti rimasta imprigionata nell’impasto confuso del tempo… soletta al carbone attivo, pasta di acciughe, birra analcolica, patate, lamette, formaggio a pasta molle.
La più classica delle epifanie.
Ma andiamo con ordine, precisamente dall’avvio perché l’incipit, nella lista della spesa come nella vita, è cruciale, è la mia volontà di sedurre, il gesto ammaliatore rivolto ad una platea in trepidante attesa. Prediligo la creazione di un’attesa, di una bruma indefinita, l’inesorabile dilatarsi dell’ambiguità domestica che esplora il non detto… era stata la prima colazione dell’anno in veranda, l’esordio di un’estate sorprendente, e Sofia riuscì a renderla sgradevole blaterando sull’inutilità del chinotto, della cedrata, del Canada Dry…
A proposito, da quanto tempo non sentite parlare di Giovanni Verga?
I tempi cambiano, siamo in un’epoca di visioni cinematografiche, di assemblaggi post-produttivi, una collocazione realistica dei prodotti rischia di inibire sinapsi integrate, iperconnesse, di risultare indecifrabile. Lasciate che si accenda la vostra telecamera incorporata e zoommate, scovate dettagli, sperimentate effetti (ad esempio l’effetto vertigo per i sottaceti) e lunghi piani sequenza (osso di gomma nel carrello il pupo nel seggiolino lancia l’osso nel frigo delle carni l’anziana scambia l’osso di gomma per un biancostato…)
Non solo fatti, sovrapposizioni logiche. Nel campo della stesura consumistica le digressioni sono la chiave del successo, concorrono ad arricchire il rapporto con l’entità commerciale.
Nella lista che mi permise di entrare nella cinquina del “Carrello Giovani” fra un barattolino di gelato e una pasta adesiva per dentiere lasciai campo libero a divagazioni svolazzanti, alla memoria impensabile, allo sguardo che abbraccia un pomeriggio lontano, due palline di stracciatella nella ciotola di vetro lavorato e di fronte a me, rannicchiata su una sedia del salottino asettico, mia nonna che sbocconcella la morbida crema in un bailamme di nacchere e ceramica.
Accogliere la libertà, sfidare l’ignoto e la paura, ma anche lavoro sul campo, elmetto in testa e vita di trincea.
Prendete appunti, sguazzate nel torbido discount di quartiere, a testa alta chiedete l’impossibile al sospettoso magazziniere, fatevi amico il vicedirettore sguaiato, la promoter avvizzita, la guardia giurata, lo spione dietro al vetro a specchio, l’inserviente che cavalca i draghi traballanti, il macellaio “che faccio lascio”, il vecchio signore dei quotidiani.
Trasformatevi se necessario nella segatura assorbente, nel bastardo triste che vi aspetta fuori, nel guanto trasparente calpestato, appiattitevi come un bancale, ascoltate e dimenticate, siete nati per frullare la realtà e darla a bere, siete nati per questo momento meraviglioso… staccate un foglio dal taccuino azzurro, perdetevi nella lieve trama quadrettata, non pensate, estasiatevi e cominciate a scrivere la vostra lista della spesa. Che sia lunga mi raccomando.

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La lista della spesa – Paolo Risi

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