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How To Be Animal | Melanie Challenger
Penguin Randomhouse 2021

Questo bellissimo saggio non è ancora edito in Italia, e noi speriamo possa esserlo presto, e per questo abbiamo pensato di parlarvene. L’articolo qui di seguito è di John Yunker fondatore del sito EcoLitBooks che ci ha gentilmente concesso la traduzione.

EcoLit Books è una rivista online indipendente statunitense, fondata nel 2012, dedicata alla scrittura – narrativa e saggistica – relativa a tematiche ambientali e in difesa degli animali.


Melanie Challenger lavora come ricercatrice di storia dell’umanità e del mondo naturale e di filosofia ambientale. È l’autrice di “On Extinction How We Became Estranged from Nature”. Ha ricevuto un Darwin Now Award per le sue ricerche tra Canadian Inuit e l’Arts Council International Fellowship con il British Antarctic Survey per il suo lavoro sulla storia della caccia alle balene. Vive con la sua famiglia in Inghilterra. Challenger è la conduttrice del podcast “Enter the Psychosphere“, dove si immerge nel mondo delle diverse intelligenze che esistono sul pianeta in conversazione con ospiti come Peter Godfrey Smith e Daniel Dennett.


Traduzione di Laura Salaris

 

Forse fa parte della natura umana classificare le cose. Cataloghiamo città, stati e nazioni. Abbiamo i migliori ristoranti e i migliori film, abbiamo persino i migliori amici. Anche in materia di relazione con gli animali coi quali condividiamo questo pianeta, c’è una discreta quantità di classificazione, che vede l’animale umano al suo vertice. Sempre al vertice.

In How to Be Animal: A New History of What It Means to Be Human, “Come essere animali: Una nuova storia del significato di essere umani”, Melanie Challenger demolisce diplomaticamente il mito imperante secondo cui l’animale umano sia più evoluto degli altri animali. Così facendo, Challenger dà vita a un libro che ci porterà a riconnetterci con la nostra natura animale e, auspicabilmente, diventare una migliore versione di noi stessi.

Sulle prime Challenger scrive:  “La verità è che essere umani coincide con l’essere animali. Questa è una cosa difficile da ammettere quando vieni cresciuto nella convinzione che esista una distinzione.”

Di fatto, siamo cresciuti, in maggioranza, nell’idea di essere più evoluti. delle altre creature. Questa concezione aiuta a legittimare l’estrema crudeltà e la noncuranza che infliggiamo agli animali del pianeta; è indubbiamente per questo che ci aggrappiamo così forte a questa idea di presunta superiorità. 

Ma Challenger fa un eccellente lavoro di decostruzione di questa visione del mondo, accompagnando il lettore in un viaggio attraverso la storia, l’antropologia, la biologia e le neuroscienze. Sottolinea che lo stesso Darwin faceva attenzione a non usare parole quali superiore o inferiore e insinuare così l’idea che una specie fosse migliore dell’altra, o che l’evoluzione fosse necessariamente unidirezionale. 

Tale ‘albero della vita’ che ci è stato inculcato non era affatto tra le intenzioni di Darwin.  Scrive Challenger:

Siamo convinti che le nostre concezioni abbiano poco a che fare col resto del mondo vivente. Del resto, gli animali non hanno menti o intenzioni come noi. Eppure, rimanere ancorati a questa vecchia idea ci porta ad adottare tutto un sistema morale che è privo di qualsiasi logica. E questa illogicità inizia a manifestarsi.

Ciò che preoccupa, ai nostri giorni, non è solo la nostra relazione disfunzionale con gli animali e la natura nel suo complesso, ma la facilità con la quale attribuiamo intelligenza ai computer e la neghiamo agli animali. Trattiamo Siri e Alexa con più rispetto di quanto facciamo con gli uccellini fuori dalla nostra finestra, che mostrano di essere molto più intelligenti in ogni istante del giorno.

E poi abbiamo una manciata di miliardari che pensano che noi (loro) dovremmo colonizzare il sistema solare e, già che ci sono, prolungare la vita umana di qualche centinaio di anni. Challenger fa una diagnosi dei sintomi di questa malattia: una mente in conflitto con sé stessa e una malsana paura della morte. Forse perché la morte ci ricorda anche ai più facoltosi tra noi –  che siamo più animali che non. Proprio come Amleto lottava con la sua mortalità mentre teneva il teschio di Yorick, noi lottiamo con la nostra (o cerchiamo disperatamente di evitarla) oggi. Ma c’è una nuova questione impellente oggi, con il pianeta al collasso e miliardi di vite animali in bilico. I nostri comportamenti devono cambiare, il che significa che le nostre menti devono evolvere.

Sostiene Challenger:

Il nostro sistema di valori impone dei vincoli al nostro comportamento. Perché sia più facile smettere di sovrasfruttare il nostro pianeta tanto da danneggiare la vita nel suo complesso, potremmo aver bisogno di far luce sui sentimenti, le sensazioni, l’intelligenza e le intenzioni delle altre vite intorno a noi. E, come è facile intravedere in queste vite, non c’è nulla che ci ostacoli nel dare loro un valore intrinseco. Forse ‘valore intrinseco’ è solo un concetto umano. Oppure, forse, è il modo in cui un animale si prende cura di un altro animale in maniera incondizionata. 

Challenger ci ha donato un libro che, oltre a sfatare vecchi miti, prepara il terreno per un futuro più compassionevole e ottimista. Un futuro nel quale le nostre menti e i nostri corpi non siano più in conflitto tra loro. Un futuro in cui non dovremo più cercare di spiegare ai nostri figli perché i nostri cani e gatti domestici siano meritevoli di amore e cure, mentre maiali, mucche e polli non meritino un briciolo di empatia. I bambini non capiscono il perché, né dovrebbe essergli richiesto.

È tempo di andare avanti, di evolvere. Lo dobbiamo ai nostri bambini. Lo dobbiamo a noi stessi. E lo dobbiamo agli animali. 

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How To Be Animal | Melanie Challenger – dall’estero

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