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TIPS DI SCRITTURA – RUBRICA dedicata ai consigli e riflessioni degli scrittori a proposito di scrittura, romanzo, esordire

 

Alessandro Barbaglia, poeta e libraio, è autore de La locanda dell’ultima solitudine, (Mondadori 2017) – Finalista Premio Bancarella 2017

Per scrivere un buon romanzo quali sono i segreti fondamentali della scrittura?
Chissà come si fa, a scrivere un buon romanzo. Me lo chiedo anche io. Sono più importanti i personaggi o la storia? E non sono forse le storie a rendere indimenticabili i personaggi? Oppure sono i personaggi a far sì che le storie lo siano? Io credo che le storie siano foglie. Le si incontra per terra, però, spinte dall’autunno che le ha portate fino a noi. Ecco, le storie le si incontra così, come foglie spinte dal vento. Vanno raccolte, e interrogate: “E tu che foglia sei? A che albero appartieni e da dove vieni?”. La ricerca dell’albero e della radice di quella foglia è già una storia. E già un viaggio. Forse il segreto della scrittura è farsi domande. Non tanto raccontare storie che siano risposte, ma affrontare il tema della domanda. “Io mi chiedo: è così?” e racconto una storia. Il senso della scrittura è la domanda. Che domanda? Tutte quelle che un autore sa farsi. Compresa: “E questa che foglia è?”

Scrivere aiutandosi con uno schema o in modo libero?
Dipende dalla storia. Credo sia lei a chiedere all’autore uno schema o la massima libertà espressiva. Ci sono storie breve, fulminanti, improvvise, dirompenti, che non prevedono trame se non l’esplosione di cui sono figlie. Non che io voglia far riferimento all’ispirazione, ma all’energia della storia. Altre storie hanno l’energia lunga che hanno i fiumi che finiscono di raccontarsi dopo un corso infinito. E loro, io credo, prevedono e necessitano schemi, confini, progetti, schemi. Argini.
Insomma grande libertà alle storie che sono pioggia e cadono come gocce (ma non dal cielo) e argini e schemi per le storie che sono fiume. E’ sempre acqua, in effetti, ma la forma sta all’autore.

Quante ore al giorno è bene scrivere?
Questa è una domanda difficile. Le la scrittura fosse un fuoco forse bisognerebbe scrivere finché non si appicca. Finché la scintilla non prende la legna della storia. Insomma, credo sia necessario scrivere finché non succede qualcosa, non nell’azione del romanzo, ma nella consapevolezza dell’autore. Ecco, sente l’autore quando capita, ho scritto. E quel momento è quello decisivo. E quello che si è scritto resterà mentre, con ogni probabilità, quel giorno, non si scriverà altro.

Anche qui, non vorrei generare equivoci: non è ispirazione quella a cui faccio riferimento, non è magia, è consapevolezza che la storia si sta facendo scrittura. Che i  personaggi sono vivi ed agiscono. E quel punto è bene smettere di scrivere. Per riprendere il giorno successivo fino a che non succede nuovamente.

Si corregge durante o solo alla fine?
Io correggo molto. Moltissimo. Sono di un indecisione profonda. Dire una cosa significa trovare le parole giuste per dirla. Cambiarle significa dire un’altra cosa. Io però sono sempre piuttosto scettico sul senso di definitivo che hanno le parole. E così le cambio spesso. Le cerco, le modifico. Le semplifico e complico. Ci gioco. Poi le leggo a voce alta. Quando mi pare che siano molto fedeli a quel che voglio dire, e che suonino bene, allora solo corrette. Finché non cambio idea.

Volendo definire un metodo efficace quale ti sentiresti di proporre?
Il miglior metodo di scrittura è la lettura. La lettura dei grandi capolavori, la lettura dei classici, la lettura dei contemporanei. Credo sia necessario leggere e chiedersi come i grandi autori hanno scritto e descritto certe storie. Capire come si sono mossi loro. Per imparare. Non credo molto in chi dice che non legge perché non vuole farsi influenzare dagli stili altrui, io credo sia necessario farsi influenzare da tutto, da tutto ciò che è bello, ben fatto, ben scritto e ben pensato.

Come si interagisce e quando con un editor?
Gli editor sono divini. Entità divine. Sono le divinità che trasformano una storia in libro. Gli autori, al limite (e nella migliore delle ipotesi) scrivono la storia, gli editor la rendono libro. L’interazione e il lavoro con l’editor è fondamentale, I bravi editor seguono tutto il processo di scrittura, dalla gestazione dell’idea alla conclusione. Un lavoro, io credo, difficilissimo, è come aver a che fare con una scintilla sulla quale bisogna soffiare per farla diventare incendio. Con rischio, sempre, di spegnarla o di farla bruciare troppo in fretta.

Quali consigli daresti a un esordiente?
Di pensare sempre alla scrittura come qualcosa di fragile di cui prendersi cura, di pensare sempre alle storie come qualcosa verso cui avere grande rispetto. Bisogna avere amore per le parole e per le storie, accudirle e cercare di dar loro il miglior servizio possibile.


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I consigli di scrittura degli scrittori: Alessandro Barbaglia

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