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DEL CAMMINARE E ALTRE DISTRAZIONI
Antologia per viandanti e sognatori
Ediciclo 2017

Libro a cura di Alessandra Repossi e Francesca Cosi.
Prefazione di Luigi Nacci e disegni di Guido Scarabottolo.

14 racconti firmati dai più grandi autori della letteratura mondiale permettono di esplorare tutti i significati nascosti in una delle attività quotidiane che di solito compiamo senza pensarci: camminare.

Testi di: Roberto Arlt, Mary Austin, J.M. Barrie, Luigi Capuana, Kate Chopin, G.K. Chesterton, Guy de Maupassant, Irving Washington, J.J. Rousseau, Antonio Stoppani, Mark Twain, Giovanni Verga, H.G. Wells, Virginia Woolf.

Per gentile concessione della casa editrice e autori è possibile leggere un estratto 

Kew Gardens di Virginia Woolf         

Erano forse un centinaio gli steli che si ergevano dall’aiuola ovale e si allargavano a metà fusto in foglie a forma di cuore o di lingua, dispiegando sulla sommità petali rossi o azzurri o gialli con macchie di colore in rilievo sulla superficie; e dalle oscurità di rosso, azzurro o giallo dell’incavo emergeva una stanga dritta, ruvida di polvere dorata e appena rigonfia all’estremità. I petali erano voluminosi quanto bastava perché la brezza estiva li agitasse e, quando si muovevano, i riverberi rossi, azzurri e gialli si sovrapponevano, proiettando in basso, su una piccola porzione di terra scura, una macchia dai colori indecifrabili. La luce cadeva ora sul dorso grigio e liscio di un ciottolo, ora sul guscio di una chiocciola, con le sue venature brune e circolari, oppure, precipitando in una goccia di pioggia, espandeva con una tale intensità di rossi, azzurri e gialli le sue sottili pareti d’acqua che ci si aspettava di vederle scoppiare e scomparire. E invece, dopo un secondo, la goccia tornava color grigio argento e la luce si posava sulla carne di una foglia, rivelando la trama ramificata delle fibre sotto la superficie, e poi si spostava ancora, diffondendosi sugli ampi spazi verdi sotto la volta delle foglie a forma di cuore e di lingua. Poi la brezza agitava più svelta le sommità e il colore balenava in aria, negli occhi degli uomini e delle donne che passeggiavano nei Kew Gardens a luglio. Le figure di questi uomini e donne passavano alla spicciolata davanti alle aiuole fiorite con un curioso andamento irregolare, non dissimile da quello delle farfalle bianche e azzurre che attraversavano il prato spostandosi a zigzag da un’aiuola all’altra. L’uomo precedeva la donna di circa quindici centimetri e passeggiava incurante, mentre lei avanzava con maggiore determinazione, voltandosi solo di tanto in tanto per controllare che i bambini non rimanessero troppo indietro. L’uomo manteneva di proposito, anche se forse non se ne rendeva conto, quel distacco da lei, perché voleva continuare le sue riflessioni. Quindici anni fa sono venuto qui con Lily, pensò. Ci siamo seduti laggiù, da qualche parte in riva al lago, e io l’ho pregata per l’intero pomeriggio afoso di sposarmi. E una libellula ha continuato a girarci intorno tutto il tempo: la vedo con chiarezza, e vedo la scarpa di lei con quella fibbia d’argento quadrata sulla punta. Mentre parlavo, avevo sempre quella scarpa davanti agli occhi, e quando si è mossa con impazienza ho capito senza bisogno di alzare lo sguardo quello che Lily stava per dire: tutto il suo essere pareva raccolto in quella scarpa. E il mio amore, il mio desiderio erano lì, nella libellula; chissà per quale ragione pensavo che, se si fosse posata là, su quella foglia, quella larga con il fiore rosso in mezzo, se la libellula si fosse posata sulla foglia, Lily avrebbe detto subito di sì. Ma la libellula ha continuato a girare in tondo: non si è mai posata da nessuna parte – ovvio che no, e meno male, altrimenti non sarei qui a passeggiare con Eleanor e i bambini. «Dimmi, Eleanor, pensi mai al passato?». «Perché me lo chiedi, Simon?». «Perché lo stavo facendo. Pensavo a Lily, la donna che stavo per sposare… Be’, perché non parli? Ti dispiace che pensi al passato?». «E perché mai dovrebbe dispiacermi, Simon? Non si pensa sempre al passato in un parco con uomini e donne distesi sotto gli alberi? Non sono forse il nostro passato, tutto ciò che ne rimane, questi uomini e donne, questi fantasmi sdraiati sotto gli alberi… la nostra felicità, la nostra realtà?». «Per me, una fibbia d’argento quadrata e una libellula…». «Per me, un bacio. Immagina, vent’anni fa, sei ragazzine sedute davanti ai loro cavalletti, in riva al lago, impegnate a dipingere le ninfee, le prime ninfee rosse che avessi mai visto. E improvvisamente un bacio, qui sulla nuca. E la mano mi ha tremato per tutto il pomeriggio, tanto che non ho potuto dipingere. Ho tirato fuori l’orologio e segnato l’ora in cui mi sarei concessa di pensare a quel bacio solo per cinque minuti – era così prezioso – il bacio di una donna anziana dai capelli grigi con una verruca sul naso, la madre di tutti i baci della mia vita. Caroline, Hubert, venite qui». Superarono l’aiuola, camminando ora tutti e quattro affiancati, e ben presto si fecero sempre più piccoli tra gli alberi e divennero semitrasparenti via via che il sole e l’ombra scivolavano sulle loro schiene in grandi macchie irregolari e vibranti.

 


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Del camminare e altre distrazioni | AA VV | Estratto: Kew Gardens – Virginia Woolf

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