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Fiabe di viaggi e metamorfosi
di Paolo Lago

commento a: Io sarò il rovo. Fiabe di un paese silenzioso, Francesca Matteoni, effequ 2021.

Il viaggio e la metamorfosi sembrano costituire il nucleo tematico delle fiabe raccolte nel recente volume di Francesca Matteoni, Io sarò il rovo. Fiabe di un paese silenzioso, uscito per i tipi di effequ. Quello del viaggio, costellato degli incontri fatti per via, come osserva Bachtin, è del resto un macrotema che incontriamo in molta narrativa d’avventura, non da ultimo nel peculiare genere della fiaba. Ma i viaggi narrati con abilità da Francesca Matteoni non sembrano dei puri e semplici espedienti narrativi per far progredire la trama verso un ‘altrove’: sono essi stessi, come già accennato, dei nuclei tematici estremamente importanti della narrazione. Essi rappresentano delle vere e proprie immersioni in mondi fantastici e incantati ma non perdono mai di vista l’orizzonte naturale verso dove sono diretti. Quei mondi fantastici e incantati non sono né più né meno che il grande, onnipresente universo della natura. È nella natura che si srotolano quegli spostamenti, nelle sue imprevedibili e immaginifiche forme, una natura che rimane sempre ben reale e delineata sullo sfondo (con precisi riferimenti anche spaziali e geografici, dalla montagna pistoiese al litorale toscano) fino ad assumere decise connotazioni ecologiche. Le narrazioni fiabesche di Matteoni potrebbero rientrare a pieno titolo in quella letteratura ecologica della quale Niccolò Scaffai ci ha offerto una suggestiva e rigorosa analisi nel suo saggio Letteratura e ecologia.

I viaggi nella natura delineati in Io sarò il rovo offrono spesso uno sguardo straniante sulla stessa natura: spesso sono animali o esseri ibridi fra animali e esseri umani o, ancora, esseri in mutazione continua, soggetti a metamorfosi, a guardare e a osservare l’ambiente naturale. Emblematica, per la struttura del viaggio, appare la fiaba intitolata Ovest in cui a compiere un lungo spostamento è un misterioso personaggio che si chiama Ovest: «Correva, mutava forma, una figura di piume, squame, pelliccia e odore di pioggia, tabacco, lana infeltrita. Si appoggiava su un bastone, roteava nell’aria, ricadeva su quattro zampe morbide. Squittiva, ululava, cantava, rideva a gran voce» (pp. 21-22). Gli stessi movimenti del personaggio sottolineano una continua metamorfosi, sia legata al corpo che alla voce. Il viaggio di Ovest si spinge fino a uno spazio ‘guardato’ con occhio, se così si può dire, ecocritico: un lago deturpato, che «si è riempito di veleno», perché «tutto il veleno degli umani si è raccolto qui e gli animali hanno bevuto senza sapere, fino a impazzire» (p. 25). Corpi soggetti a metamorfosi si insinuano in una natura essa stessa soggetta a metamorfosi, a volte a causa dell’inquinamento e delle distruzioni perpetrate dall’uomo, come in Quando il bosco cammina, in cui a spostarsi e a compiere un viaggio è lo stesso bosco. Il bosco si mette in viaggio per andare alla ricerca del torrente scomparso, «Così! Risucchiato nella terra per far posto alle strade degli esseri umani. Strade d’asfalto o di ferro, dove correvano le automobili e i treni, che facevano paura agli animali» (p. 14). Il viaggio del bosco continua «fino all’orlo del mondo, dove si incontrano l’oceano, il cielo e la luce» (p. 15) perché ormai, nella valle, al posto del bosco e del torrente «sorsero palazzi di cemento. Semafori. Qualche supermercato» (ibid.). Il viaggio narrato in questo primo, breve racconto ha un’indubbia connotazione ecologica: Quando il bosco cammina, infatti, potrebbe quasi fungere da proemio per l’intera raccolta, un fiabesco canto che ci introduce nell’universo magico e incantato (ma mai dimentico della natura ‘reale’) di Io sarò il rovo.

Un viaggio, rivestito stavolta di connotazioni iniziatiche, viene compiuto anche dai bambini protagonisti di Terra dello spirito cigno: dal loro luogo natale, caratterizzato da una natura incontaminata, compiono un lungo spostamento verso una periferia urbana tratteggiata quasi come uno scenario apocalittico, come quello nel quale si immergono i bambini protagonisti di Bambini bonsai (2007) di Paolo Zanotti. Anche i piccoli protagonisti del romanzo compiono un viaggio iniziatico in una Genova del futuro disseminata di rifiuti tossici, per arrivare sulla riva di un mare devastato e inquinato. In Terra dello spirito cigno, in una periferia urbana, i due piccoli viaggiatori, incontrano un «ragazzo lupo», un altro essere ibrido, metamorfico come ibridi e metamorfici appaiono adesso i protagonisti. Ma lo scenario descritto da Matteoni non appare mai preda di un’oscura e irrimediabile desolazione: la periferia industriale, infatti, viene descritta come «desolata e magica» (p. 120), secondo una costruzione ossimorica che caratterizza anche la descrizione della protagonista offerta dall’ottica del ragazzo lupo, una «santa prostituta» (p. 121). L’universo tratteggiato nella raccolta è pur sempre fiabesco, caratterizzato da un incanto perenne che riveste anche i luoghi e i momenti più turpi e crudeli. Come in tutte le fiabe che si rispettino, infatti, anche in Io sarò il rovo è presente un sostrato narrativo inquietante e orrorifico, caratterizzato anche da immagini crude e perturbanti. Il lato più notturno e inquietante, probabilmente, emerge dalle continue violenze inflitte dall’uomo alla natura, violenze che le fiabe della raccolta sembrano denunciare con forza.

Il movimento di viaggio è ribadito anche dalla fiaba che chiude il volume (prima della poesia finale), Sulla riva di un mondo silenzioso, in cui viene ripetuta, come in un magico canto, la parola «partiremo». Tutta la fiaba è percorsa da un brivido di viaggio, da un continuo spostamento nomadico realizzato da «gambe» e «zampe», a ribadire ancora una volta la vicinanza fra gli umani che viaggiano, che cercano un mondo migliore, forse ancora incontaminato, e gli animali. Si tratta di una vicinanza e di una continua ibridazione. Del resto, anche la stessa raccolta, da un punto di vista formale, si presenta come un prosimetro, un ibrido fra poesia e prosa: frequenti, infatti, sono gli inserimenti poetici mentre a chiudere la raccolta, dopo Sulla riva di un mondo silenzioso, come accennato, è una poesia dal titolo Discesa.

Viaggi in scenari contemporaneamente ‘naturali’ e magici, metamorfosi continue, ibridazioni fra umano e animale sulla soglia di un mondo incantato caratterizzano questa nuova prova narrativa di Francesca Matteoni resa ancora più preziosa da una indiscutibile impronta ecologica. Non resta allora che immergersi nella lettura per compiere un altro viaggio avvolgente e incantato.

 

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Fiabe di viaggi e metamorfosi | “Io sarò il rovo” di Francesca Matteoni

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