Armi, acciaio e malattie. Breve storia del mondo negli ultimi tredicimila anni
Jared Diamond, Einaudi 2014, traduzione di Luigi Civalleri
titolo originale Guns, Germs, and Steel: The Fates of Human Societies
Armi, acciaio e malattie di Jared Diamond, pubblicato per la prima volta nel 1997, è un saggio che ha profondamente influenzato il dibattito accademico e pubblico sull’evoluzione delle società umane. L’opera si propone di spiegare le origini delle disuguaglianze tra civiltà non attraverso presunte superiorità culturali o genetiche, ma mettendo in luce il peso cruciale esercitato da fattori geografici, ambientali ed ecologici nella formazione degli assetti globali.
La riflessione prende avvio da un episodio reale e significativo: una domanda posta a Diamond da Yali, un abitante della Nuova Guinea, il quale chiede perché i popoli occidentali dispongano di così tanta tecnologia e beni materiali – il cosiddetto “cargo” – mentre altri popoli ne sono privi. Questo interrogativo diventa il filo conduttore di un’analisi che ribalta paradigmi consolidati, collocando l’origine delle disparità globali non nel merito intrinseco delle società, ma nella loro collocazione geografica e nella disponibilità di risorse domesticabili.
Diamond individua nell’Eurasia una posizione favorevole: una ricca varietà di specie animali e vegetali adatte alla domesticazione e un orientamento longitudinale del continente hanno facilitato la diffusione delle innovazioni, sia agricole che tecnologiche. Le popolazioni di questo vasto territorio hanno potuto stabilire insediamenti stabili, sviluppare una produzione agricola intensiva e, col tempo, dar vita a società complesse, strutturate, tecnologicamente avanzate. Al contrario, l’Africa, le Americhe e l’Oceania, con la loro estensione prevalentemente nord-sud, hanno dovuto affrontare barriere ecologiche e climatiche che hanno ostacolato la trasmissione di conoscenze e pratiche tra popolazioni, contribuendo a ritardi nello sviluppo su larga scala.
L’approccio di Diamond è profondamente interdisciplinare. Il saggio intreccia elementi di archeologia, antropologia, biologia evolutiva, geografia storica e linguistica per comporre una narrazione coerente, in cui la complessità delle società umane viene letta attraverso una lente ecologica e sistemica. In questo quadro, uno degli elementi più originali e controversi è l’analisi dell’origine e del ruolo delle malattie infettive. Le società agricole, caratterizzate da alta densità demografica e stretto contatto con animali domestici, hanno generato ambienti favorevoli all’emergere di patogeni zoonotici. Nel tempo, le popolazioni eurasiane hanno sviluppato immunità a molte malattie che, una volta giunte in contesti immunologicamente vergini, hanno avuto un impatto devastante.
Il titolo del libro – Guns, Germs, and Steel – sintetizza le tre forze che, secondo Diamond, hanno permesso alle società eurasiatiche di conquistare, dominare o annientare molte civiltà extraeuropee. Le armi rappresentano la superiorità militare e tecnologica, l’acciaio simboleggia la capacità produttiva e organizzativa, e i germi incarnano l’effetto spesso decisivo delle malattie introdotte involontariamente nei nuovi mondi. Le epidemie, come quelle di vaiolo o morbillo, precedevano spesso le invasioni vere e proprie, decimando le popolazioni indigene ancor prima dell’arrivo fisico dei conquistatori.
L’opera ha ottenuto un vasto riconoscimento internazionale: ha vinto il Premio Pulitzer nel 1998 e ispirato una serie documentaria trasmessa dalla PBS. Tuttavia, non è stata immune da critiche. Alcuni studiosi l’hanno accusata di adottare un approccio troppo deterministico, riducendo la storia umana a una sequenza di reazioni ambientali e sottovalutando il ruolo delle istituzioni, della cultura politica, delle scelte collettive e dei conflitti interni. Altri hanno messo in discussione la tendenza dell’opera a concentrarsi sulle disuguaglianze tra macroregioni, trascurando le profonde disparità sociali ed economiche all’interno delle singole società.
Jared Diamond, nato nel 1937, è biologo di formazione, specializzato in fisiologia e biogeografia. Professore all’Università della California di Los Angeles (UCLA), ha saputo distinguersi per la capacità di connettere discipline diverse per affrontare temi complessi con rigore scientifico e chiarezza divulgativa. Oltre a Armi, acciaio e malattie, ha pubblicato opere come Collapse (2005), incentrata sulle ragioni ecologiche e politiche del crollo di società storiche, e The World Until Yesterday (2012), che esplora ciò che le società tradizionali possono insegnare a quelle moderne. La sua opera rappresenta uno dei tentativi più articolati del pensiero contemporaneo di interpretare le grandi traiettorie della storia umana attraverso l’interazione tra ambiente e cultura.