Supporta il progetto ZEST: associati, Sostienici oppure Abbonati alla Rivistascopri di più

typewriter-1248088_960_720

di Antonio Russo De Vivo

Caro scrittore,

in queste settimane sono stato un tantino duro nei tuoi confronti, ne convengo. Ammetto di aver esagerato, sicché espio dicendo cosa penso di buono e bello di te:

io penso tu sia un creativo e i creativi ci aiutano ad alzare la testa;
io penso tu sia capace come nessuno di inverare la teoria degli infiniti mondi possibili;
io penso tu ci faccia provare sensazioni tipo allegria, stupore, commozione, dolore, paura, catarsi;
io penso tu possa farci dimenticare chi siamo e dove siamo e questo ogni tanto fa bene;
io penso tu ci faccia pensare;
io penso tu ci faccia eccitare;
io penso tu ci possa mostrare come sono andate o vanno o andranno le cose in questo mondo meglio di chi deve dire la verità.

Bene, detto questo, ora torniamo a fare i seri.

Io, caro scrittore, ti voglio tanto bene e voglio il tuo bene, e però, se tu un po’ ne vuoi a me, qualche regoletta base la devi seguire.

Tipo:
non impegnarti nella scelta di tipologie di carattere originali, che tanto alla fine sono le case editrici a decidere; sii semplice, usa Times New Roman numero 12;
lo spazio vuoto tra una parola e l’altra e dopo la punteggiatura deve essere uno e non di più;
affermativo vuole la ì accentata;
evitami l’eufonica e cioè niente ed ad ecc.;
evita come la peste i puntini sospensivi e quando proprio è necessario usane sempre tre;
un classico: qual è si scrive senza apostrofo;
devi conoscere la differenza tra accento grave e acuto nel caso di è vs é: caffè, perché, ahimè, finché, ecc.;
ultimo ma non ultimo, e però la più crudele tortura che puoi infliggermi, la È che ti ostini a scrivere con l’apostrofo E’ come se non conoscessi la differenza tra accento e apostrofo e con la scusa che non la sai scrivere: caro scrittore, la È la trovi tra i caratteri speciali della barra superiore del word, ora ti prego, ti prego!, risparmiami la E’.

Caro scrittore, mi basta questo: per il resto ci penso io.

Io ti voglio bene ma impegnati, non cedere mai alla fretta e alla sciatteria, il lavoro di “correzione” non è a senso unico, è sempre un rapporto a due: più esso è armonioso e felice, più l’opera concepita sarà soddisfacente per entrambi. Vogliamoci bene: aiutiamoci.

Cordiali saluti
il Correttore

Share

Tips di scrittura: lettera a uno scrittore poi nato

error: Content is protected !!