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91630(1)Destra e Sinistra Addio | Maurizio Pallante
Edizioni Lindau

Quali sono stati gli esiti di un orientamento economico e politico alla crescita produttiva incondizionata? Quale il prezzo in termini di risorse ambientali e umane? Non servirebbe forse neanche il conforto dei dati per avere contezza del disastro a cui siamo condannati.
Si concorda da tempo che il PIL non sia assolutamente in grado di sintetizzare la capacità di crescita di un Paese, né la capacità di crescere in maniera sostenibile.

La questione è tuttavia a più ampio spettro, si tratta di cambiare un eco-sistema integrato uomo-ambiente in cui, la forza propulsiva sta nella consapevolezza delle nostre azioni quotidiane. Preservare le risorse naturali e assumere comportamenti “buoni e positivi” sono in prima istanza una responsabilità individuale.
Ma la responsabilità individuale necessita di un intervento globale nell’incidere sui cambiamenti del contesto in cui viviamo, che non consente di fare azioni di miglioramento disgiunte dalla volontà politica o dai piani macro-economici.
Cosa pensare di due orientamenti politici che divisi dalle ideologie si sono invece trovati concordi nella proposta di crescita, come il solo obiettivo possibile per risolvere una crisi endemica e galoppante?
Qui si sostiene invece fortemente l’idea una decrescita selettiva a favore dell’incremento di settori più virtuosi come il recupero ambientale e strutturale, che darebbe nuove opportunità di lavoro; un modello di “crescita buona” capace di scardinare i pregiudizi che dal dopoguerra in poi hanno screditato l’economia di sussistenza (basata sull’autosufficienza alimentare) considerandola un retaggio disdicevole del passato. Si dovrebbe promuovere quindi la crescita  in settori più funzionali al benessere, come la ricerca scientifica, le tecnologie finalizzate al miglioramento dell’impatto ambientale ma anche la creazione di imprese che operino in simulazione dei processi naturali (vd. teoria di Gunter Pauli sulla biomimesi e la Blue Economy ndr).

Tutto questo coniugato con una visione tuttavia non consumistica dei beni, ovvero un “approvvigionamento” equo, solidale e critico, atto a rispondere al benessere psico-fisico della persona in ragione della sua dignità, condannando gli sprechi e lo sfruttamento ingiustificato delle risorse.
Storicamente nessuno dei due orientamenti ha in effetti fatto passi avanti su questi fronti e le vittorie e disfatte ora dell’una ora dell’altra parte, con conseguente esacerbazione del dibattito politico, non fanno che rivelare l’incapacità di adottare strategie davvero risolutive.
La destra sembrava aver vinto nello sbaragliare il campo nella contesa per la crescita e il primato economico. Lo scacco matto, il punto decisivo, può essere identificato con l’abbattimento del muro di Berlino e con l’estinguersi di uno dei confini, territoriali e ideologici, più invalicabili della Storia.
Evento epocale che nei giorni successivi al 9 novembre 1989 spinse quattro milioni e trecentomila tedeschi dell’Est – un quarto della popolazione totale – a recarsi in pellegrinaggio nelle aree commerciali stracolme di merci della Germania Ovest.
Ma la sconfitta della sinistra non portò al dissolvimento di un’idea di uguaglianza – principio insito nei suoi stessi fondamenti – bensì di una sua particolare interpretazione storica per la quale la pulsione egualitaria viene declinata all’interno del modello sistemico che finalizza l’economia alla produzione di merci. La soddisfazione collettiva dei bisogni e la messa a disposizione di merci presumibilmente atte a fornire la risposta a tale percezione sembra un paradigma stabile.
Destra e sinistra, schieramenti politici dapprima granitici poi oscillanti, accomunati, da versanti opposti, dal verbo della produttività, del progresso e dell’innovazione fuori controllo, dottrine pagate a caro prezzo in grado di erodere rapidamente equilibri planetari e di incidere su percezioni e coscienze individuali.
In “Destra e Sinistra addio – Per una nuova declinazione dell’uguaglianzaMaurizio Pallante, eretico e irregolare della cultura, fondatore nel 2007 del Movimento per la decrescita felice, fa lievitare i temi inquadrandoli all’interno di riferimenti storici e di pensiero.
Il punto di arrivo di politiche attive “decrescenti “ è la salvaguardia dei patrimoni comuni per consegnare ai nostri figli un pianeta rinnovato ma che sa valorizzare le tradizioni dei sistemi sociali di convivenza e superi il materialismo, la mercificazione esponenziale, perseguendo una nuova e consapevole spiritualità.
E a testimoniare queste aspirazioni sono giunte le parole autorevoli di Papa Francesco, l’uomo venuto dall’altra parte del mondo, il quale afferma nell’enciclica “Laudato sì” che “Essendo stati creati dallo stesso padre, noi tutti esseri dell’universo siamo uniti da legami invisibili e formiamo una sorta di famiglia universale, una comunione sublime che ci spinge ad un rispetto sacro, amorevole e umile”.

ZEST consiglia vivamente la lettura di questo testo.

Antonia Santopietro

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Destra e Sinistra Addio | Maurizio Pallante – Edizioni Lindau

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