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“La natura non porta a termine la sua opera:
è caotica. L’uomo si sente obbligato a terminarla,
così pianta un giardino e costruisce un muro di cinta.”
Robert Lee Frost

Ebbene sì, l’uomo  si aggiudica il primato della forza distruttiva degli ultimi due secoli circa e questo breve periodo della invece lunghissima vita del nostro pianeta, è stato definito Antropocene:

Antropocène s. m. – Termine divulgato dal premio Nobel per la chimica atmosferica Paul Crutzen, per definire l’epoca geologica in cui l’ambiente terrestre, inteso come l’insieme delle caratteristiche fisiche, chimiche e biologiche in cui si svolge ed evolve la vita, è fortemente condizionato a scala sia locale sia globale dagli effetti dell’azione umana. Non essendo un periodo accolto nella scala cronostratigrafica internazionale del tempo geologico …… l’A. si può far coincidere con l’intervallo di tempo che arriva al presente a partire dalla rivoluzione industriale del 18° sec., ossia da quando è iniziato l’ultimo consistente aumento delle concentrazioni di CO2 e CH4 in atmosfera. In questo periodo l’impatto dell’uomo sugli ecosistemi si è progressivamente incrementato, veicolato anche da un aumento di 10 volte della popolazione mondiale, traducendosi in alterazioni sostanziali degli equilibri naturali (scomparsa delle foreste tropicali e riduzione della biodiversità, occupazione di circa il 50% delle terre emerse, sovrasfruttamento delle acque dolci e delle risorse ittiche, uso di azoto fertilizzante agricolo in quantità superiori a quello naturalmente fissato in tutti gli ecosistemi terrestri, immissione in atmosfera di ingenti quantità di gas serra ecc.).  FONTE TRECCANI
http://www.treccani.it/enciclopedia/antropocene_(Lessico-del-XXI-Secolo)/

Insomma il disastro lo abbiamo combinato in maniera esponenziale in ben pochi decenni, nessun’altra epoca è paragonabile a questa per tale forzata e impietosa costruzione dell’ambiente a misura d’uomo, antropizzazione sconsiderata e irresponsabile.

L’uomo ha bisogno delle risorse della natura per la propria sopravvivenza e questo è nell’ordine delle cose, quello che invece non era contemplato è che l’uomo prendesse più di quello che nel suo momento storico fosse disponibile ipotecando le riserve di risorse naturali per le generazioni future.

Da circa un trentennio il pianeta è in overshoot, ovvero vive utilizzando ogni anno un numero di risorse ambientali che non sono generate in quello stesso anno, il che equivale ad una regressione biologica e geologica.

Nel 1990 viene trovato un indicatore di questo utilizzo di risorse naturali, è la cosiddetta Impronta Ecologica, (Ecological Footprint) e che oggi è largamente usata per monitorare l’uso delle risorse ecologiche e promuovere lo sviluppo sostenibile.

L’impronta ecologica misura l’area biologicamente produttiva di mare e di terra necessaria a rigenerare le risorse consumate da una popolazione umana e ad assorbire i rifiuti prodotti. Utilizzando l’impronta ecologica è possibile stimare quanti “pianeta Terra” servirebbero per sostenere l’umanità, qualora tutti vivessero secondo un determinato stile di vita. Confrontando l’impronta di un individuo (o regione, o stato) con la quantità di terra disponibile pro-capite (cioè il rapporto tra superficie totale e popolazione mondiale) si può capire se il livello di consumi del campione è sostenibile o meno. Fonte: wikipedia

Ogni anno il giorno in cui entriamo in debito con il nostro pianeta definito Earth overshoot day  è sempre più in anticipo.

L’impronta ecologica globale è la risultanza delle singole impronte, di individui, aziende, organizzazioni. Se vuoi sapere quanto contribuisci a utilizzare le risorse dell’ambiente puoi Calcolare la tua impronta ecologica qui

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Antropocene e altri guai

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