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Linguaggio, scienza e natura: in dialogo con la prof.ssa Anita Mehta, dell’Università di Oxford.

Redazione ZEST

La professoressa Anita Mehta è Academic Visitor e Consulente presso la Facoltà di Linguistica, Filologia e Fonetica dell’Università di Oxford, fisico teorico dei sistemi complessi; oltre alla sua attuale ricerca sulla modellazione della percezione del discorso, sta lavorando sull’eterogeneità nei media granulari, meccanismi di memoria a lungo termine. (Profilo completo QUI)

Lei è un fisico, premiato e famoso per i suoi studi in fisica dei materiali granulari. Di cosa si tratta per l’esattezza, e che ruolo gioca nella nostra vita?

La ringrazio! Sì, il lavoro per il quale forse sono maggiormente conosciuta ha a che fare con la fisica granulare ma in qualità di fisico teorico dei sistemi complessi, lavoro su molte altre cose, ad esempio: la memoria a breve e lungo termine, o più di recente sull’evoluzione del linguaggio e la percezione del discorso. Per rispondere alla sua domanda sulla fisica granulare. Quando ero una giovane assegnista di ricerca nel 1987, e iniziai ad interessarmi alla fisica delle valanghe e dei cumuli di sabbia (come esempi di materia allo stato granulare – il sale o lo zucchero sono altri esempi), non c’era nulla di simile alla fisica granulare – le persone parlavano di solidi, o liquidi o gas. Ma i granelli sono speciali. Possono essere viscosi e fluttuare: possono essere corporei e ammucchiarsi: possono essere simili a gas e volare come quelli in una tempesta di sabbia. Hanno anche memoria – si possono lasciare impronte sulla sabbia, ma non in acqua. Ci sono specifiche ragioni fisiche alla base di queste differenze e per me è stato un viaggio di scoperta, mentre sognavo come si propagassero le valanghe, come volassero i granelli, come fluissero le onde – mi sembrava di sognare da artista facendo il fisico.

Quali sono le sue attività in relazione al modellamento della percezione del discorso?

Ho molti progetti in merito, ma il lavoro che abbiamo completato riguarda il modo in cui riusciamo a interpretare una parola fuori da un qualsiasi contesto, tipo una frase o un periodo. Se sento correttamente, allora si tratta semplicemente di riconoscere se una parola appartenga o meno al mio lessico, a seconda delle circostanze. Ci sono tuttavia ancora interrogativi affascinanti: fino a che punto posso indovinare che parola sia, per esempio posso anticiparla? La stessa cosa vale anche nelle altre lingue?

Se non capiamo bene, la cosa si fa anche più interessante. Abbiamo provato a rispondere a domande del tipo: quante mal interpretazioni ci sono concesse per indovinare quale sia la vera parola? Dipende dalla lunghezza della parola? Conta se le mal interpretazioni sono contigue o separate all’interno della parola?

Una delle cose più interessanti di questo progetto è, come per il lavoro sulla fisica granulare, che siamo agli esordi – vedere cosa la fisica statistica possa fare in un campo di cui persone della nostra comunità non si sono occupate. Dunque siamo liberi di sognare e speculare, ovviamente avendo cura di abbinarci dei dati laddove disponibili, proprio come abbiamo fatto nel caso della fisica granulare… e la mia speranza è di, come in quel caso, poterli coniugare con degli esperimenti – in questo caso psicologi sperimentali e linguisti testano le nostre teorie, perché le teorie senza validazione restano solo aria fritta!

C’è una parte della sua vita indirizzata agli studi umanistici?

Sì, certo! Mi piace scrivere (narrativa e saggistica – ho un portfolio di articoli da giornalista freelance cosa che pratico da sempre), e mi piace la musica, sia ascoltarla che suonarla (sono una pianista e una corista). Non posso immaginare la mia vita senza la musica e la letteratura.

Come pensa che le componenti scientifiche e creative/artistiche degli esseri umani possano combinarsi senza entrare in conflitto?

No credo che ESISTA un conflitto – non ne ho mai percepito alcuno. Da bambina, amavo fare musica tanto quanto studiare matematica o imparare cose sul mondo naturale attraverso la fisica o scrivere storie! Le cosiddette due culture di cui tutti parlano sono, dal mio punto di vista, il prodotto di una mentalità limitata. Scienziati e artisti che si deridono a vicenda, lo fanno per ignoranza – d’altra parte ho riscontrato una sinergia tra scienza e musica. Einstein amava il violino, e Borodin, meglio noto come compositore, era un medico e un chimico!

Credo sia la scienza che l’arte richiedano in egual misura analisi e immaginazione. La Fisica che è fondata sul lavoro analitico, non immagina o non crea nuove idee (come farebbe un artista) è piuttosto asciutta: e una composizione musicale non ha a che fare solo con le idee creative, analisi stringenti e notevoli modifiche per un buon risultato! (Brahms era particolarmente bravo a combinare entrambi – bellissime idee musicali, e analisi estrema e auto-correzioni) …

A un livello più umile quando suono il piano, non mi basta ordinare le emozioni e manifestare idee musicali, ho bisogno di analizzare il tempo e il fraseggio! E quando penso un’idea di fisica, per prima cosa immagino il modo in cui funziona il sistema, vedo le immagini… la matematica viene dopo. Quindi non ho mai rilevato differenza alcuna tra attività creative e scientifiche – se i linguaggi sono diversi, ognuno di essi utilizza entrambe le parti del cervello!

I recenti eventi della pandemia hanno svelato la nostra fragilità ma anche la vasta interdipendenza tra umani e natura; da scienziata e abitante della terra, qual è la sua opinione in merito?

Come essere umano su questa terra, sono e sono sempre stata sconvolta dal suo uso improprio, anche prima che diventasse di moda sentirsi così. Il fatto che adesso la terra reagisca – sia per la pandemia che il cambiamento climatico – non è sorprendente.

Da bambina ero esposta all’idealismo generazionale dei miei genitori – da gandhiani, loro e i loro amici credevano nella tutela dell’ambiente, usavano materiali grezzi in modo sostenibile e non sprecavano ciò che poteva essere riciclato. Niente che fosse riciclabile si buttava via in casa nostra. Ho avuto anche il privilegio di incontrare uno scienziato indiano che fin dagli anni ’60 aveva una casa alimentata ad energia solare con pannelli da lui progettati! Sebbene abbia dovuto adattarmi a diverse condizioni nei diversi paesi in cui ho vissuto, ho sempre portato con me la virtù di usare la terra con parsimonia, e restituirle bontà laddove possibile.

Comunque da donna pragmatica, mi rendo conto che certe cose tipo il trasporto aereo facciano ormai parte della nostra vita e siano necessarie per il nostro mondo globalizzato. Credo quindi che si debba trovare un equilibrio tra l’insensatezza del consumismo fine a se stesso e la soluzione un po’ spartana del divieto di viaggiare in aereo!

Cosa dobbiamo aspettarci dai sentimenti derivanti dall’ultima pandemia, nel prossimo futuro?

Si tratta di una questione di vasta portata. Credo che gli effetti siano molto diversi. La sensazione di essere rinchiusi, lontani da cari amici e luoghi amati ha portato molte persone a diventare estremamente depresse; questi sentimenti possono intensificarsi per tutti coloro la cui vita professionale è in pericolo a causa del cattivo clima economico mondiale. C’è un enorme sentimento di incertezza mai provato prima nella mia vita. Molti hanno sperimentato la rabbia perché sentono la pura ingiustizia di un virus che giunge come un colpo basso e distrugge le loro vite per come le conoscevano: ma altri hanno perso persone care a causa del virus, e oltre al dolore, provano il senso di un lutto ingiusto.

A meno che e finché non si trovi un vaccino affidabile, penso che il nostro mondo continuerà ad essere in attesa. E anche se si trovasse, il mondo come lo conosciamo è cambiato. Ottimisticamente parlando, penso che molti di noi, nella solitudine, abbiano riscoperto le cose e le persone che più contano. So che quando tutto tornerà di nuovo normale, vorrò vedere presto gli amici cari: viaggiare nei luoghi che amo e vederli con occhi nuovi: andare ad ascoltare bei concerti con la sensazione di non dare mai più questo privilegio per scontato.

Qual è il suo legame con la natura?

Adoro stare in mezzo alla natura. Paesaggi naturali di mare, sabbia, montagne, campi infiniti di verde, foreste -questo è il mio ossigeno. Ho vissuto in città per gran parte della mia vita, ma trovare solo cemento diventa sempre più difficile da sostenere – Ad oggi ho un bisogno viscerale di vivere nella natura, o almeno dove la bellezza naturale sia accessibile. Forse un giorno sarò in grado di vivere il mio sogno! O in caso contrario — forse un giorno avrò un giardino tutto mio, e sarò in grado di lavorarci. Nulla mi trasmette maggiore serenità.

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