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Poesie ecologiche di Davide Cortese


Dimmelo, Terra
nella luce acerba del frutto
sul dorso verde dell’insetto
che mai, tu mai morirai
ché il tuo canto è negli occhi d’oro della tigre
nel volto antico del ragazzo mare
nella pagina segreta del cielo
voltata da un’ala nera.
Prometti, Terra.
Giura fiore al seme.
Solenne, prometti di non morire.
Io non potrò mai in eterno
guardare a te come a un’ultima ape.

(inedito)

* * * * *

Non maledirò il mondo:
gli farò meno male.
A prendersi cura del buio
s’innesta un nuovo raggio nel sole.

(inedito)

Mistica del vento
nel segreto detto all’albero
a fior di labbra,
con antica dolcezza.
Incantagione
sul fiore del ciliegio.
Cosa sa il frutto che io non so?
Ne mangio con avidità
e sono ebbro del suo mistero.
Mordo la polpa di un arcano.
Il mio solo tempio
è questo bosco sacro:
la divinità ha rami come le mie vene,
e foglie verdi che disegnano il mio profilo,
e corolle in tutto simili
alla natura della madre mia.
Ho fede nel colore del frutto,
fiducia nella bontà del suo profumo,
credo nella sua bellezza innocente,
nella sua audace tenerezza,
credo nella durezza del nòcciolo,
credo nel suo sapore di vita
e professo la difesa della sua purezza,
che è la mia stessa ineffabile purezza.
Non sono forse frutto, io?

L’amore solo io prego:
mordimi piano, dico,
ho labbra di ciliegia.

(da “Madreperla”, LietoColle)

* * * * *

“Sono troppi questi giovani alberi
che tutto il giorno si ubriacano di vento”
sbuffarono sprezzanti
le ciminiere di cemento.

(inedito)

* * * * *

Io so fare le coccole al mondo”, dice Nico,
cinque anni e una gioia spettinata.
“E come fai?” gli chiedo.
“Abbraccio gli alberi”, dice,
“accendo la luce se illumina tutti
la spengo se non illumina nessuno”.

(inedito)

* * * * *

Mi fermo sull’erba nuda
e mi incorono di cielo.
Ricco solo dell’oro che balugina
sulla corazza degli scarabei
e sul dorso dei frutti
in bilico sui rami.

(inedito)

* * * * *

Chiedo ora di apprendere il perdono
dalla terra che offre alla luce la sua ferita
e di non temere nulla mai
com’è naturale al più piccolo fiore.
Chiedo ora di assomigliare un poco al cielo
che accoglie il volo del falco e della mosca
e serba il millenario segreto della farfalla.

Chiedo di piovere e di fare arcobaleno.
Chiedo di imparare dal vento
come passare tra gli uomini senza ferire
come lui fa tra i rami del mandorlo.
Chiedo di poter sempre
guardare gli uomini negli occhi
e di vedere nell’iride di chi temo
l’amore che cammina come un dio
sulla superficie della mia paura.
Chiedo di poter sorridere nella notte
e mettere come fossero orecchini
le ciliegie alle orecchie della morte.

(dall’antologia “Il sole nero di Auschwitz” a cura di Francesca Farina, Bertoni Editore)


Davide Cortese è nato nell’ isola di Lipari nel 1974. Nel 1998 ha pubblicato la sua prima silloge poetica, titolata “Es” , alla quale sono seguite le sillogi:”Babylon Guest House” , “Storie del bimbo ciliegia”, “Anuda” , “Ossario”, “Madreperla”, “Lettere da Eldorado”, “Darkana” e “Vientu”: una raccolta di poesie in dialetto eoliano. Nel 2015 ha ricevuto in Campidoglio il Premio Internazionale “Don Luigi Di Liegro” per la Poesia. E’ autore del romanzo “Tattoo Motel”, di due raccolte di racconti: “Ikebana degli attimi” e “Nuova Oz”, della monografia “I Morticieddi – Morti e bambini in un’antica tradizione eoliana” e della fiaba “Piccolo re di un’isola di pietra pomice”. E’ inoltre performer e illustratore: ha all’attivo numerose mostre collettive e personali. Dal 2013 fa parte del gruppo performativo “Artisti§innocenti”. Un suo cortometraggio: “Mahara” è stato premiato dal Maestro Ettore Scola alla prima edizione di Eolie in video nel 2004 e all’EscaMontage Film Festival nel 2013. Ha collaborato con l’artista Francesca Fini alla realizzazione di “Il corpo elettrico” – Un programma di poesia italiana contemporanea per assistente vocale”.

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