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Rubrica 2078 Fifth avenue
La rubrica prende il nome dalla strada in cui vissero i fratelli Collyer noti per aver accumulato un notevole quantitativo di oggetti, tra cui libri e giornali, è un pretesto narrandi per immaginare di avervi trovato libri di autori, che sebbene lontani nella memoria, hanno fortemente contribuito alla letteratura nazionale e poterne raccontare ancora.

a cura di Davide Morganti


Sono stato di buon umore quasi tutta la giornata, non ho provato noia né fastidio dentro questa maledetta casa di folli, non mi importa cosa ci sia fuori, né chi viva e chi no, faccio finta di non vedere ragni, scarafaggi, formiche, tafani che sono dappertutto; mi passano sul corpo quando dormo o quando leggo, li ignoro; corrono via spaventati al primo movimento, io però torno subito immobile proprio come Sam del brevissimo romanzo di Bruno Corra, scrittore futurista nato a Ravenna che lo scrisse nel 1914 e morì nel 1976: “Sam Dunn è morto“. Il tipo ha poteri psichici sovrannaturali, che hanno a che fare con un goliardico occultismo: lui più resta fermo, più il mondo si agita frenetico.

Del resto la sua personalità era quasi sempre ottenebrata, immersa in una stanchezza corrosiva, semi annichilita. Si risvegliava e viveva e fremeva solo quando qualcuna delle sue brevi liriche, stravaganti e inquietanti. Ma ripiombava poi subito nel suo abituale letargo”.

Parigi, dove il giovanotto vive, viene travolta da bizzarre anomalie: venditori di cavoli che declamano importanti odi, gioielli che escono dai negozi per andare a immergersi nella vasca dei giardini delle Tuileries, un ristorante di lusso sparito.

“La torre Eiffel germogliò come un arbusto, dalla base alla vetta: il ferro si scosse, vibrò, si spaccò, cacciò fuori a centinaia rami immensi, dai quali uscirono a gruppi foglie di metallo, raccolte a ventaglio intorno a fiori dorati, argentati e nichelati. E folla, folla, folla; le vie accalcate e le piazze scoppianti; immobilità e fughe, movimenti vorticosi e ritmi marziali; una metropoli sinfonizzata”.

immagine dal web

Ha brio, estro, invenzione Corra (vero cognome Ginanni Corradini), Parigi si trasforma in una pantomima, i parigini in buffe marionette, dal lavoro più umile al nobile non c’è nessuno che sia risparmiato da questa pazza malìa. L’incantesimo in cui la città sprofonda è una manipolazione totale, anticipa i totalitarismi che da lì a una manciata di anni sarebbero arrivati; la suggestione è burlesque, comica, isterica. I personaggi, appena abbozzati, si muovono come nei film di Chaplin, Harold Lloyd o Ben Turpin: a scatti, saltellando (come fa una guardia, imitando il passero, dopo aver gettato il berretto), scontrandosi. L’ipnosi (che arriva prima di “Mario e il mago” di Thomas Mann e de “Il dottor Mabuse” di Lang) è controllo completo.

“In mezzo al delirio di fenomeni imprevedibili che schiumeggiava su Parigi, quattro milioni di cervelli andavano sempre più fondendosi in una sola aspettazione”.

Le cose, in questa tenebra di muffa e dolore, sono come quei parigini degli anni Dieci del Novecento, assopite in un sonno letargico, solo che in questa casa mai nulla si risveglierà, quando lo hanno fatto invece quegli uomini oggi lontani sono finiti dall’awake alla distruzione fisica. Il libro di Corra, pure se parla di occultismo e di fenomeni psichici misteriosi, ha una lucentezza geometrica esasperata, non c’è una sola zona d’ombra, tutto è sotto lo sguardo del lettore; le parole infatti sono lampade al neon. Lo gnommero di cui poi parlerà Gadda negli anni Cinquanta è già in queste parole:

“il mondo è un pasticcio, abbastanza grande, abbastanza complicato e molto confuso, del quale non si capisce nulla e in cui si può ficcare tutto ciò che si vuole senza peggiorarlo e senza migliorarlo”.

Ma la morte di Sam Dunn è degna di quella di Margutte, crepato per troppo ridere, e di Morgante, ucciso dal morso di un granchio, nel poema del grandissimo Luigi Pulci. Il cinico Sam viene ucciso dalla sua cameriera, Rosa André:

“Coltolo di sorpresa, essa lo legò alla poltrona su cui se ne stava coricato sonnecchiando, e lo uccise barbaramente colpendolo ripetute volte (sembra che salisse sullo scrittoio per lasciarsi cader giù da quell’altezza) con la parte posteriore del corpo”Insomma con il culo, per entrare nella morte da clown e non da cadavere. 

 

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Vintage: ricordo di Bruno Corra

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