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“TACUINUM SANITATIS” (Introduzione alla Rubrica)

di Federica D’Amato

I Tacuina sanitatis erano, nel Medioevo, dei manuali riguardanti la scienza medica legata alle proprietà di cibi ed erbe. L’intento era quello di compendiare, in brevi testi dal respiro divulgativo e precettivo, la funzione terapeutica di quanto la natura offriva, non solo in termini alimentari ed erboristici, ma anche – come diremmo oggi – “olistici”: cielo e terra erano legati dai doni di Dio, ed era in questi che bisognava risalire alla salute di corpo e anima, essi tra loro intimamente connessi dalla certezza della vita eterna.

Qui, con le dovute differenze, si tenterà, all’insegna di brevità ed essenzialità, lo stesso scopo: risalire, attraverso la corrente carsica e divagante della poesia, la foce dell’umano, fino a giungere a quel guado del tempo dove la salute di quel che siamo veramente, e da sempre, ci attende.
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quasi amore2. Poesia: Quasi amore, di Tino Di Cicco

Quando il monaco chiese al maestro cosa bisognava fare, una volta raggiunto il punto in cui non si poteva più dire altro, il maestro rispose semplicemente «non si può dire altro». Alle resistenze del monaco, il quale chiedeva cos’è, allora, che andava detto, il maestro chiuse quell’inutile discorso rispondendo che era proprio questo l’impossibile da dire. Un “impossibile da dire” che non è solo la lezione del silenzio, ma anche la più alta esperienza della giustizia della vita d’ognuno di noi, esperienza che allo stesso tempo ci determina e libera, poiché ognuno di là avrà la forma proprio di ciò che eternamente non potrà mai dire. Sta lì il nostro marchio, il nostro segreto, il nostro sigillo, e sta lì perché:

dio non sceglie tra il lupo
e l’agnello
li porta entrambi con sé

ognuno per la sua strada
segnata molto prima che dio
diventasse Dio

A scriverlo è Tino Di Cicco, in questa e in altre poesie della raccolta Quasi amore (Edizioni Feeria, 2014). Un piccolo e luminoso libro che balbetta poesie, o forse di poesia frammenti, sull’indicibilità di quel dolore solo umano che per te, per me, per noi «a volte è sembrato quasi amore». Quasi, perché l’umano non può, non deve, e forse non vuole trovare il Santo Graal, ma vuole solo cercarlo, rincorrerlo nell’eterno delle generazioni, perché per questo si è formato o è stato creato, perché:

le cose sono
un po’ cose
un po’ l’amore che le cerca
e trova

Cose, dunque, come rimando d’altre cose, ma solo se desiderate, volti come lampi d’angelo, ma solo se custoditi, ricordati e infine consegnati a quella fine che non saprà mai finire

dimostrando così
che non merita amore solamente
chi merita amore

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Nota Biografica: Tino Di Cicco è un filosofo e poeta abruzzese. Ha pubblicato: In principio era il caos (Rebellato, 1977); La crisi veniale (Bastogi, 1983); Un altro tempo (Vecchio Faggio, 1988); Wender Strasse (Tracce, 1994); I Castelli del tempo (Tracce, 1998); Il tempo pieno e il nulla (Moretti e Vitali, 2006); La volontà docile (Edizioni Feeria, 2010); Le stagioni e l’azzurro (Youcanprint, 2013) e Quasi amore (Edizioni Feeria, 2014).

 

Federica D’Amato

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Tacuinum sanitatis 2: “Quasi amore” – Tino Di Cicco

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